Cuba

Cuba è una miscela di cose apparentemente incoerenti, un paradosso nato da una storia a dir poco complicata, dal suo popolo in gran parte deportato dai paesi d’origine per lavorare in schiavitù, dalle immense ricchezze ottenute dal loro sfruttamento, dall’embargo, dalla conseguente rivoluzione, in realtà la descrivono mille elementi tutti assieme ma nessuno in particolare. 

Trinitad

Passando con la bici per i paesini di campagna dove si rincorrono le case tutte uguali a un piano e l’immancabile portico, uguali nella povertà e semplicità, ma tutte curante nei particolari e pitturate con colori solari e caldi, la cosa che mi viene subito in mente  è quella di vivere in un socialismo allegro! 

La rivoluzione in effetti permane in tutto e tutti, onnipresente, il vero legame della loro fragile società. L’argentino è l’icona per eccellenza del paese, tutto è marchiato con il suo volto stilizzato. Il Che, un eroe vero o semplicemente un combattente mitizzato dal partito? Mi piace pensare che sia entrambe le cose in egual misura.  

Ma anche questo è solo una ingrediente di una complessa ricetta il cui sapore è tanto inconfondibile quanto difficilmente caratterizzabile. Cuba ha un aspetto spiccatamente coloniale, selvaggiamente deturpato e allo stesso tempo reso meraviglioso dalla povertà, dal degrado, dai colori sgargianti, dal recupero a tutti i costi. Un meraviglioso disastro reso ancor più incredibilmente unico dall’influenza americana di inizio secolo; le auto di cuba sono bloccate in un’America degli anni 50, perfetti monumenti della conservazione e del riciclaggio, un perfetto esercizio di meccanica a impatto zero e massima genialità.

La Habana

Un popolo sociale ed estremamente altruista e dignitoso;  i cubani sono chiacchieroni, casinari, parlano anche coi muri in mancanza di altri esseri umani. La tecnologia e internet non hanno ancora intaccato la naturale propensione del cubano di vivere a contatto coi propri simili, una cosa che purtroppo abbiamo ormai tutti perso. Non perdono occasione per scambiarsi opinioni o battute, si ride spesso e tutto questo in un’atmosfera di reale tranquillità e serenità. La fretta non esiste, lo stress da mondo occidentale con la smania di produrre o riempire il tempo con ogni sorta di attività  è semplicemente incomprensibile per loro. Vedere il proprio autista fermare l’autobus in mezzo alla strada per prendere un caffè gentilmente offerto da una signora è la prassi, non c’è da stupirsi. All’inizio magari storci il naso e ti agiti da perfetto turista con la fretta, ma dopo un po’ ti abitui e ti rendi conto che le cose possano funzionare perfettamente anche ad un ritmo più umano.

Il passaparola è un altro elemento che li contraddistingue, ormai dimenticato nell’era di google e delle informazioni a tempo zero, qui funziona ancora alla grande. Non c’è bisogno di prenotare niente, le case particular, i taxi, qualsiasi cosa ti serva basta chiedere, un paio di telefonate e il gioco è fatto, non ti devi preoccupare di niente.

I cubani dicono che a Cuba tutto è possibile, magari non nel modo in cui intendiamo noi occidentali per cui ogni cosa deve essere perfetta, efficiente e veloce, ma comunque in qualche modo ugualmente ogni problema si risolve. Grazie forse alla solidarietà nata per far fronte alla mancanza di tutto e alla loro generosità innata, hai sempre l’impressione di non dover preoccuparsi di nulla, nessuno è lasciato solo in difficoltà. Non puoi fermarti a bordo strada per sistemare qualche contrattempo tecnico alla bici che in pochi minuti ti ritrovi qualcuno ad offrirti assistenza tecnica o almeno un caffè in mancanza d’altro.

La musica poi è dentro al loro DNA dalla nascita, respirano musica 24 ore al giorno. Non deve essere per forza essere bella, deve essere ad alto volume, una musica sociale, la devono sentire tutti nei paraggi, indipendentemente dalla volontà di ascoltarla.

Non resta che dire che l’isola di Cuba è semplicemente bella, bella come i suoi abitanti, bella per tutto quello che ha sofferto. Forse è proprio grazie a tutte le pene che ha dovuto sopportare che è diventata un’isola con un carattere così forte, ti prende l’anima, ne senti la mancanza appena risali sull’aereo di ritorno e non sai neanche il perché. Ma poi perché mi sono messo ad ascoltare questa musica cubana? non mi era mai passato neanche per l’anticamera del cervello prima. Vabbè, non mi preoccupo più di tanto, mi sa che vado a farmi un cuba libre! 

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