G5 Taghreft – Gole di Dades

Mi sveglio con un senso fastidioso di pesantezza, il respiro mi si blocca a metà! Non sono in formissima e ho paura di avere qualche problema con lo stomaco. Non è comunque insopportabile e l’attesa dei posti che vedremo spazza via ogni male. Oggi dovremo fare la parte dura del giro in programma per ieri e poi raggiungere le gole del Dades.

La tappa inizia subito in salita, la strada si inerpica, una cicatrice rossa sul fianco della montagna. Il colore rosso domina su tutto, rosso di mille tonalità, dal giallo al bruno più scuro, fino ad avere un riflesso quasi azzurro.

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Non resta che salire e ancora salire, lasciare il verde dell’oasi verso un infinito rosso. Credo di aver lasciato un pezzo di me in questa valle! Non mi ricordo neanche il nome, ne ho idea del motivo in particolare, ma il suo ricordo affiorerà spesso dal mare dei miei ricordi del viaggio.

Ormai giunti sul crinale ci accorgiamo di una nuova strada che ci permetterà di saltare il primo passo e risparmiare così una buona oretta di salita. Arriviamo così, un tornante dopo l’altro, al passo El Fugani a quota 3000. Dopo qualche tornante su sterrata arriviamo all’imbocco dell’ipotetico sentiero scovato da Nofix su internet. La traccia è appena visibile, siamo perplessi e non tutti sono dell’idea di rischiare la sorte. Gianlu parte in avanscoperta e dopo poco lo seguiamo io e Nofix. Lo vediamo procedere spedito lungo la traccia appena accennata che scende al bordo della valle. Io e Nofix aspettiamo gli altri, ma evidentemente hanno deciso di continuare lungo la strada e quindi procediamo. Perdiamo di vista Gianlu, non ci ha aspettato quel disgraziato! non siamo sicuri della strada da prendere. La traccia direbbe di risalire sul fianco della valle, ma non ci è sembrato che Gianlu sia passato di lì. Vediamo una traccia più evidente che scende sul fondo della valle parallela al fosso di un torrente secco. Decidiamo la via più evidente in discesa. Dopo poco diventa uno sfasciume di sassi decisamente poco ciclabile. Con la bici più a fianco che sotto di noi procediamo lenti in direzione obbligata. Per fortuna dovremmo incrociare la strada a breve, ma intanto di Gianlu nessuna traccia.

Arrivati sulla strada ci aspetta Hassan e la Sammy che ci guarda con il tipico sguardo di chi vuole dirti “ve l’avevo detto!!!!”. Chiediamo degli altri e scopriamo che anche loro, poco dopo esserci separati, hanno deciso di prendere una scorciatoia. Evidentemente solo Sammy si è comportata da saggia nel seguire la strada. Dopo poco ci raggiungono gli altri, non sembrano estremamente contenti della deviazione fatta, la Sammy continua a guardarci “ve l’avevo detto!!”. Concludiamo la discesa diligentemente su sterrata fino al paesino di Ameskar Fugani dove dovrebbe sbucare anche Gianlu. Decidiamo di aspettarlo e nel frattempo mangiare qualcosa. Intanto diventiamo l’attrazione di tutti i bambini del paese. All’inizio sono un po’ timidi, ma una volta presa un po’ di confidenza si scatenano.

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Riceviamo un messaggio da Gianlu… non riesce a chiamarci! Dice di aver abbandonato la traccia e di essersi diretto giù da un canale. Non sa dove sta andando e non gli è più possibile risalire. Riusciamo a chiamarlo per fortuna, la voce tradisce la sua preoccupazione. Chiede scusa e dice di proseguire, se la sarebbe cavata da solo! Nemmeno per sogno rispondiamo! Non è assolutamente consigliabile rimanere soli, se succedesse qualcosa i soccorsi sarebbero da escludere! Ci facciamo dare le coordinate della sua posizione. Vendendo sul GPS si capisce che la sua direzione è completamente sbagliata. Gli comunichiamo che quel canale non porta a nulla, deve tornare sulla traccia e seguirla fino a noi! Alla fine Gianlu si convince e nonostante la difficoltà della risalita riesce comunque a rientrare sulla traccia, anche se con estrema lentezza. Intanto noi ci divertiamo con i bimbi, salgono sulle bici, indossano i caschi, giocano con i nostri cellulari. Gli insegniamo anche a fare un coro in onore di Gianlu, quando e se tornerà. Passate più di due ore, dalla sponda opposta del fiume in secca appare improvvisamente Gianlu. I bimbi si dispongono in gruppo come concordato e cominciano ad urlare “Sambucaaaa”! Dai ci accontentiamo e poi Sambuca è un bel nome che tra l’altro gli affibbieremo per il resto della vacanza.

Giusto il tempo di fare riprendere il povero Gianluca, anzi Sambuca e via che si riparte. Ovviamente si decide di cambiare programma visto le due ore abbondanti perse. Si prosegue quindi attraversando le stupende gole di Amekcar per poi ricongiuraci con Hassan presso il paese di Bou Thrarar. Sfruttiamo un altro passaggio in auto per poter raggiungere il nostro albergo nelle gole del Dades. Attraversiamo un ambiente desertico giusto al tramonto, il rosso della luce si somma al rosso delle formazioni rocciose, peccato solo non averlo fatto in bici. Raggiungiamo finalmente le gole del Dades, ormai è buio quando varchiamo la soglia dell’albergo. Il posto è veramente bello, stasera ci trattiamo da signori. Peccato solo non poter mangiare il nostro adorato Tajine, stasera si mangia raffinato!

Riflettendo su tutti gli imprevisti che abbiamo avuto: è vero che ci hanno precluso alcune opportunità, ma allo stesso tempo ci hanno permesso di vivere esperienze assolutamente indimenticabili. Grazie alla nostra lentezza abbiamo così dormito nella bellissima gitè di Taghreft e grazie alla disavventura di Sambuca abbiamo passato tante ore di vero divertimento con i bimbi di Ameskar Fugani.

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Quindi avanti con gli imprevisti… e le opportunità inaspettate!

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