Oggi la vedo molto dura! da programma abbiamo un trasferimento in auto e due passi da 3000 metri da passare in bici. Anche Nofix è dubbioso, non siamo certo un gruppo di tutine assatanate, meglio forse considerare delle alternative meno impegnative.
Grazie ad una macchina di supporto saliamo velocemente ad un passo a 2800 metri. L’aria è pungente e vediamo qualche cumulo di neve sopravvissuto all’inverno ai bordi della strada. L’assenza completa di foschia ci regala un panorama infinito: non si vede l’ombra di civiltà, solo montagne e valli a perdita d’occhio. Comincia così la discesa, in lontananza vediamo le montagne a oltre 3000 metri ancora vestite di bianco. Gianlu ci anticipa prendendo una strada diversa che per fortuna lo porterà poco più avanti nella valle. Questo sarà solo un assaggio di quello che combinerà il giorno seguente, ma credo che alla fine della vacanza non si azzarderà più a scendere da solo. Attraversiamo la valle dell’Ait Bougmez detta “valle della felicità” attorniati da bimbi urlanti che ci affiancano correndo. Intanto recuperiamo anche Gianu che ci aspetta assieme a una decina di bambini che seguono le sue direttive come tanti studenti ubbidienti al maestro.
Foro nuovamente, la terza volta da quando siamo partiti, sono così costretto a smontare mezza bici perdendo circa un’oretta. Rimane con me Nofix, mentre gli altri ci anticipano lungo la lunghissima salita al passo N’Ait Imi. L’idea di finire il giro è praticamente utopica, decidiamo quindi di risalire al passo sfruttando Hassan e un passaggio su un furgoncino di operai addetti al rifacimento della strada. Siamo a quota 2900, si apre poco oltre il passo una valle sormontata da alte montagne, un’alternanza di rossi accesi delle rocce e il bianco accecante delle nevi, come tante pennellate su una superficie ondulata.
Si mangia al cospetto di questa meraviglia. Dopo un breve briefing si decide saggiamente di accorciare la tappa, posticipando al giorno seguente l’attraversata dei passi a 3000. Hassan ci conferma che giù nella valle, una volta raggiunti il fiume sottostante, c’è una bella gîte d’étape a circa 40 minuti. Perfetto dai, mantenendo il programma saremmo sicuramente arrivati a notte fonda, prendiamoci tutto il tempo per goderci questi luoghi, non siamo qui a dimostrare chissà che velleità agonistiche.
Seguiamo quindi la strada sterrata ancora in costruzione fino a raggiungere la vallata. Siamo noi, una manciata di jeep e qualche dromedario… per il resto un enorme quadro colorato a pastelli di un’infinita tonalità di rossi e gialli.
Visto la tappa mozzata possiamo permetterci qualche deviazione seguendo un sentiero tra campi coltivati e villaggetti. Siamo sempre al centro dell’attenzione: i bimbi ci seguono ridendo e gli adulti cercano di darci una mano nel trovare la via giusta. Dopo più di un’ora, altro che 40 minuti!!, ci ricongiungiamo con Hassan. Ormai siamo arrivati a fine tappa, peccato solo che la gîte sia del lato opposto del torrente e non ci sia la strada per raggiungerlo. Ma per Hassan nulla è impossibile, una veloce chiacchierata con i locali e in ben che non si dica sbuca un asino adibito a trasporto bagagli. Non ci resta che guadare il fiume su un tronchetto instabile e scarpinare per 10 minuti su mulattiera fino alla nostra nuova casina. Siamo alloggiati in una classica dimora berbera, spartana, ma accogliente. Siamo in un’oasi verde, circondati da alberi imponenti, un torrentello scorre a pochi passi da noi , su un tavolino ci aspetta l’immancabile tè.
OTTIMO SPIRITO DI ADATTAMENTO ALLO STILE BERBERO. VIVERE L’AVVENTURA E GODERSELA SENZA TOUR DE FORCE AGONISTICI. BRAVISSIMI