Peccato solo per il venticello che ha reso alquanto sofferenti le nostre gite, soprattutto in vista del crinale.
Sabato io e la Sammy partiamo con l’intensione di arrivare al Libro Aperto da Bellagamba, ma appena arrivati alla partenza le spirali di neve ghiacciata trasportata dal vento ci fatto subito desistere. Non siamo scesci neanche dal furgone, meglio scegliere un percorso un pelino più riparato. Ripieghiamo quindi sulla zona del Lago Santo.
Il Giovo:
Per fortuna la situazione è decisamente migliore anche se passato il lago Baccio il vento gelido comincia a farsi risentire.
Inconfondibile Cimone:
Ad ogni modo arriviamo in poco tempo poco sotto la vetta del Rondinaio. Qui le raffiche ci colpiscono, solide come un muro di cemento. Meglio spellare un minimo riparati e fuggire dalla bufera il prima possibile. La neve è ventata e dura come un sasso, tipica situazione del nostro appennino, non c’è quindi da preoccuparsi.
Il vento può essere anche un artista:
Arriviamo così al lago Santo, ripelliamo e siamo già pronti per la nostra nuova meta: il Giovo. Percorriamo la solitaria e selvaggia valle di origine glaciale che porta al Giovo.
Cima dell’Omo:
Arrivati sotto il muro terminale il vento ridiventa fastidioso, io e la Sammy ci guardiamo, uno sguardo basta per prendere la decisione: si torna al lago per una meritata birra, basta vento per oggi!
Per questo we la nostra casina ambulante si sposta a Lama Mocogno. Abbiamo prenotato una cenetta vegetariana al Vecchia Lama, ci vogliamo trattare bene per una volta. Dopo aver mangiato da esplodere, peggio di un matrimonio, ci ritiriamo in furgone. L’indomani ci si trova al Lama caffè con Enry per una nuova scialpinistica. Anche oggi il vento decide per noi: andiamo al Sestaione, vicino al passo dell’Abetone. Forse il bosco ci proteggerà un minimo dalla furia della tempesta, pensiamo. La partenza però non è delle migliori. La neve si alza dai cumuli lungo i bordi della strada, scuotendo il furgone. La Sammy non vuole neanche uscire e solo dopo un ultimatum mio e di Enry: noi andiamo e ti lasciamo qui! si decide finalmente a venire anche lei.
Anche questa volta ci va bene, il vento cala sensibilmente nel bosco lasciandoci così godere a pieno la giornata di sole.
Il vento ha creato un tappeto di foglie e rami:
Saliamo per la ex pista blu fino al limite del bosco. Qui il panorama si fa quasi alpino. Sembra di essere fuori dal mondo nonostante ci siano gli impianti a poche centinaia di metri.
La conca del Lago Nero e l’Alpe delle tre Potenze:
Raggiungiamo così la nostra vetta nei pressi di Foce Campolino dove ci prepariamo alla discesa.
Questa volta affrontiamo la ex pista rossa che ci porterà in fondo alla valle del fiume Sestaione. La giornata è talmente bella che decidiamo di ripellare per risalire il fiume fino alla sua sorgente: il lago Nero.
Attraversiamo un magnifico bosco di faggi, passando per il caratteristica baita del Pastore.
La casetta dei Pastori:
Una volta usciti in una conca aperta ai piedi del crinale siamo rapiti dalla bellezza del posto.
Il lago Nero non è ovviamente visibile sotto la coltre di neve, solo il rifugio ci permette di immaginare la sua posizione.
Rifugio del Lago Nero:
Al riparo del ormai sempre presente vento, prolunghiamo il più possibile la nostra sosta riscaldati e coccolati dal tempore del sole. Purtroppo però come ogni cosa bella ha una fine, riscendiamo così fino alla macchina ripercorrendo a ritroso il bosco.
Qui le foto:
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La giornata finisce immancabilmente in birreria… siamo stanchi, ma felici e adesso anche un pò sbronzi!!!
Alla prox appennino e speriamo senza vento!