Val d’Orcia Crossing 100

Mi sembra ormai passato un secolo dall’ultima volta che mi sono messo seriamente davanti ad una tastiera con l’intento di scrivere qualcosa di sensato, ma aspetta un attimo! non ho mai scritto nulla che abbia un minimo di senso! Poco male allora, tanto di sensato non c’è poi molto da dire su questa “val d’Orcia crossing 100”. Faccio sono una premessa sul racconto che mi appresterò a scrivere: non mi ricordo neanche un nome dei miei compagni e pochissimi toponimi dei posti che ho visto. La mia memoria è quella lì e quindi sarò costretto a concentrarmi nel raccontare più le emozioni che ho vissuto che i dettagli.

Torniamo al racconto…

Era già da un anno che avevo voglia di zavorrare per bene la mia povera bike per affrontare un giro di più giorni in autonomia ed allora quale occasione migliore dell’invito all’edizione 00 del val d’Orcia crossing 100? Il mio amico Daniele, alias Passolento, sta organizzando un giro strepitoso in val d’Orcia nell’incantevole toscana e ha invitato me e la Sammy a parteciparvi. Ritrovo ore 11.00 AM per il briefing a san Quirico d’Orcia. Passolento ci raduna tutti con l’autorevolezza di un generale.

Non ci sono regole, orari da rispettare o percorsi fettucciati! Ognuno è responsabile di se stesso e non ci sarà nessun genere di supporto in caso di guai! Il nostro condottiero tuona dall’alto e noi umili soldati pensiamo dalle sue labbra. Siamo in una trentina di eroici ciclisti, dai depilati corridori che tenteranno la sortita in un giorno ai poco credibili cicloturisti, zavorrati come bestie da soma, carichi di ogni genere di confort per affrontare la notte all’addiaccio.
Al suo via ci lanciamo in discesa e quasi istantaneamente perdiamo il gruppo delle lepri che si invola in avanscoperta. Nessuno di noi ciclomuli li rivedrà mai più. La bella, anche se un po’ troppo turistica, Pienza è la prima tappa del nostro lungo viaggio.

 Tra una foto e l’altra il nostro gruppetto di una decina di suonati arriva agilmente alla prima di una lunga serie di soste. Ormai è l’una e la fame si fa sentire. Ci godiamo un bel panino e un calice di vinello gentilmente offerto dal Trinkera.

Ci dilunghiamo in brindisi e cazzate, il tempo vola e siamo solo all’inizio. Forza e coraggio, con questo ritmo faremo tutto il giro al buio. Il passo non si può proprio definire svelto, a maggior ragione visto che siamo staccati anche dal gruppo guidato da uno che si fa chiamare Passolento.

Arrivano così al bellissimo paese di Castiglione d’Orcia, il pomeriggio ormai si sta arrendendo alla sera. La cosa non sarebbe un grosso problema se non dovessimo fare ancora un migliaio di metri di dislivello. L’uso delle luci non è più da considerare una opzione, ormai non ci sono più dubbi. Qui io e la Sammy ci congediamo momentaneamente col nostro gruppo per recuperare un po’ sulla tabella di marcia e poter arrivare almeno a metà del percorso.

Arriviamo così a Campiglia dove incontriamo il gruppo di Daniele col quale affrontiamo l’interminabile salita, la nostra cima Coppi a quota 1060.

Arriviamo così in picchiata a Vivo d’Orcia dove ci fiondiamo in un bar per riposarci un po’ e mangiare qualcosa. Via che si riparte, lasciamo il paese e procediamo incuranti del freddino, la luce delle nostre torce ci illumina la via, un continuo saliscendi, interminabile. Finalmente, dopo una breve discesa, ci lasciamo attrarre da un campo in piano che si affaccia sulla val d’Orcia, un posto perfetto per campeggiare. La temperatura non è neanche male e ci perdiamo con i preparativi per la cena e il giaciglio per passare la nottata sotto le stelle.

Dopo poco ci raggiunge anche il gruppo di coda che prosegue alla disperata ricerca di un posto dove mangiare. Il viaggio oggi per loro è tutt’altro che terminato, li aspettano altre infinite fatiche prima del prossimo abitato.
Per noi la notte trascorre tranquilla, solo un cane nelle vicinanze rompe il silenzio che ci circonda con i suoi fastidiosi latrati.
Al mattino presto un nostro compagno ci abbandona, la notte all’addiaccio l’ha provato e ha quindi preferito incamminarsi senza di noi senza prolungare inutilmente la sofferenza del freddo. Anche oggi il tempo è perfetto, sotto di noi le nuvole ricoprono la valle come una soffice coperta di vapore acqueo. Siamo carichi e pronti a proseguire il nostro cammino. Il percorso ci sveglia subito dai torpori della notte, una lunghissima e freddissima discesa ci colpisce in faccia e altrettanto dure salite ci spezzano le gambe. Siamo ormai arrivati al fiume Orcia, dobbiamo affrontare il lungo guado che fino a poche settimane fa era quasi invalicabile. Per fortuna l’acqua è calata parecchio permettendoci un facile e corroborante attraversamento.

Come ad ogni guado ovviamente segue una micidiale rampa in salita, senza indugi quindi proseguiamo il cammino arrancando e spingendo le nostre amate/odiate bici. La voglia di una bella colazione al bar si impossessa di noi, ma il primo paese, Castelnuovo dell’Abate, sembra irraggiungibile. Mi viene male solo al pensiero dell’altro gruppo che si è dovuto spingere di notte fino a questo paese per trovare qualcosa da mangiare. Saranno arrivati come minimo stravolti.
Dopo una sostanziosa colazione ci dirigiamo verso Montalcino. Durante la discesa intravediamo, solitaria macchia bianca circondata dal verde dei boschi, la stupenda abazia di Sant’Antimo. La sua austera bellezza mi colpisce profondamente, peccato solo non poter assistere ai canti dei monaci francesi che vi abitano.

Mi attardo un attimo per le doverose foto, mentre il gruppo procede spedito in salita. Il tepore del sole ci scalda e la mattinata trascorre tra rampe micidiali in salita, battute, chiacchiere e risate. Arriviamo finalmente a Montalcino dove ci aspetta il restante gruppo.  Ci scambiamo il racconto delle nostre avventure accompagnandolo da brindisi con calici di ottimo e costoso vino.

Siamo carichi e soddisfatti, la meta ci sembra ormai vicina. Ricompattato il gruppone ripartiamo in rapida discesa verso San Quirico. Il panorama sulle colline coltivate e sui vigneti è semplicemente unico, un soffice distesa di dune fertili ci separa dalla fine della nostra avventura.

Un ultimo sforzo, la salita non molla mai anche se il gps mi segna un dislivello di quasi 3300 metri contro i 3000 previsti… maledetto Passolento!!! Ma come ogni cosa bella anche questa avventura termina, siamo a San Quirico per la registrazione dell’orario d’arrivo. Mentre firmiamo, noto l’orario d’arrivo dei primi, poco più di otto ore di percorrenza, un altro mondo rispetto al nostro bradipo arrancare!

Non ci resta che salutare i nostri compagni d’avventura e brindare alla bellissima esperienza appena vissuta! Grazie a Daniele per la sua pazienza e per averci regalato un altro pezzo di vita da ricordare con soddisfazione e nostalgia.

Qui la traccia GPX

ecco le altre foto

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