Una di quelle avventure che non riescono proprio a uscirti dalla testa, il tour del Bernina fa proprio parte di queste esperienze, un sassolino nella scarpa che si fa sempre sentire ad ogni passo della tua vita. Quattro giorni immersi e a volte travolti dalla natura dura dell’alta montagna, ma pur sempre con sorriso in bocca, anche nei momenti più duri. Un inedito assoluto studiato nei minimi dettagli dal grande Ruttok, un membro che a pieno diritto appartiene al MFTT, nonchè la guida perfetta del nostro eterogeneo gruppo di bikers.
Siamo in undici all’appello, un pò da tutta italia, accomunati però da un gran spirito d’adattamento, voglia di avventura e soprattutto da un amore sconfinato per la birra. Un grazie di cuore a chi mi ha accompagnato: i due Fabio, Massimo, Sabrina, Balvenie, Stepper, Maxopen,Salukkio, Trinkera e Kevin… un gruppo che si è amalgamato alla perfezione sin dal primo giorno, anche se duro e spietato all’inverosimile.
Giorno 1: Chiesa di Val Malenco – St. Moritz
Distanza: 49 km
Dislivello: 1920 m
Difficoltà: estrema, molto spingimento
Partiamo in 10 da Chiesa di Val Malenco, in questa prima giornata di riding saremo tutti uomini. La Sabrina, l’unica esponente del gentil sesso, saggiamente ha deciso di raggiungersi alla seconda tappa. Dico saggiamente perchè si è evitata una tappa cattiva come poche, non solo per il rispettabile dislivello, ma sopratutto per la difficoltà del terreno. I tratti di spingismo infatti sono stati tanti e purtroppo non solo in salita, ma anche nell’interminabile discesa che dal passo del Muretto, confine italo/svizzero, porta in alta Engadina.
La nostra avventura comincia dal bel paesino di Chiesa in val Malenco in una giornata calda, ma non afosa, perfetta visto la lunga salita che ci aspetta.
Arriviamo comodamente all’abitato di Chiareggio, sui fianchi delle montagne più alte notiamo che c’è ancora un sacco di neve, maaaa, speriamo di non rimanere bloccati al passo! Passato il paesino, la larga carrareccia comincia a inerpicarsi, anche se le pendenze non sono mai troppo estreme. Il panorama che ci circonda è spettacolare, il Monte Disgrazia domina su tutte le altre vette, incappucciato ancora da un bianco cappotto invernale.
Fino all’alpe dell’Oro tutto procede bene, la ciclabilità è totale, ma il peggio deve ancora arrivare. Man mano che acquistiamo quota il fondo diventa sempre più sconnesso e le pendenze proibitive. Poco male dai! pensiamo tutti, era in programmi di fare anche dei lunghi tratti di portage. Raggiungiamo anche i primi lembi di neve sopravvissuti alle calde giornate di questo inizio agosto.
Per fortuna la neve sembra non cedere e ci consente di proseguire senza sprofondare più di tanto.
Arriviamo un pò cotti al Passo del Muretto, molto frequentato in passato come via per il contrabbando tra l’Italia e la Svizzera.
Di fronte a noi si adagia la valle Engadina in tutto il suo splendore. Non sembra che ci sia poi tanta neve! ci diciamo. Pur essendo esposta a nord la lunga valle detritica sotto i nostri piedi sembra sgombra. Scopriremo ben presto che sarà solo un’illusione la nostra. Anche il facile sentiero che gira l’angolo poco più avanti si rivelerà uno specchietto per le allodole.
Infatti poco dopo la curva il sentiero sembra risucchiato dal pendio pieno di detriti rocciosi e la neve ricopre gran parte della parte sinistra del profondo vallone.
Sono immediatamente folgorato dalla perfetto scivolo naturale bianco, fuggo dal sentiero ormai impraticabile in bici e cerco di raggiungere in qualche modo la lingua di neve.
Gli altri mi osservano indecisi, quasi certi di vedermi scivolare rovinosamente fino a valle. Invece miracolosamente, contro ogni pronostico, procedo spedito tra una derapata e l’altra, urlando di divertimento, in forte discesa fino a raggiungere un punto meno pendente. Il gruppo vedendomi indenne si precipita sul nevaio e in breve ci ricompattiamo tutti.
Da qui in poi purtroppo non ci resta che alternare a brevi tratti in sella numerosi a spinta in una calura sempre più opprimente. Salukkio pensa bene di stropicciare il cambio su una radice, al termine del pezzo più tecnico. Per fortuna risolviamo alla svelta mentre aspettiamo di ricompattare il gruppo. Arriviamo così al lago di Cavloccio finalmente su larga carrabile. Siamo tutti molto provati e non vediamo loro di arrivare al nostro ostello a St. Moritz.
Mancano però molti chilometri alla nostra meta, dobbiamo ancora attraversare la lunga valle che purtroppo non sarà tutta in piano.
Ormai affamati come un branco di lupi ci lanciamo, per modo di dire visto la velocità da bradipi, verso l’ostello. Una piccola parte dei nostri cervelli però riesce ancora a percepire la bellezza del posto, una serie di laghetti si seguono a mo di processionarie. Come in una corona reale ne adornano la già splendida forma il verde smeraldo dei campi, i laghi di un blu zaffiro e le montagne bianche come perle.
Dando fondo alle nostre ultime energie riusciamo finalmente a raggiungere l’agognato ostello appena in tempo per mangiare. Altri dieci minuti di ritardo e saremmo rimasti a bocca asciutta. Non ci resta che riposarci, domani ci aspetta Fuorcla Surlej.
https://static.googleusercontent.com/external_content/picasaweb.googleusercontent.com/slideshow.swf Qui le foto dell’organizzatore Ruttok
Una sola parola….Spettaccolo!! (complimenti per il reportage!!)
Grande Anny, resoconto superlativo.
Son 2 giorni che sono a casa a riposare davanti al condizionatore, voglio ripartireeeeeee..!!!!
applausi à ruttok per aver organizzato questo fantastico itinerario che ci à regalato grandi emozioni!!!(foto spettacolari!!)complimentoni!!!!!!!!!!