Il meteo quest’anno ce l’ha decisamente con noi poveri biker, non se ne può più di queste perturbazioni a raffica. Mi rigiro inquieto, digrigno i denti con nervosismo. Sono ancora nel lettino, una sabato mattina inconsuetamente tranquillo, niente sveglia alle 5, nessun 4000 da scalare. Un messaggio sul cellulare mi sveglia improvvisamente interrompendo le mie rimostranze incoscienti… è il mio amico Ermanno che mi propone un giro in bici da corsa. Come un furetto impazzito mi preparo ed esco alla velocità della luce incontro al maltempo, il bersaglio delle mie inquietudini notturne. Poco da aggiungere, un oceano d’acqua preso in pieno, un freddo infernale, un volo in una mega pozza per evitare un camion del sisso e il voglino immancabile di sana mtb che mi attanaglia e non ancora purtroppo soddisfatto.
Ho scritto tutto questo preambolo inutile solo per spigare il mio stato d’animo quando alla sera mi propongono di andare a fare un giro in mtb al Garda, più precisamente nella temutissima e espostissima Valle di San Michele.
Tutte le perplessità per le recenti nevicate anche a bassa quota, per il diluvio di sabato che ha sferzato tutta l’Italia, l’incredibile esposizione del percorso pieno di pietre e ghiaia, il numero esorbitante di partecipanti, niente è stato sufficientemente convincente da farmi desistere. Il Mazzino, anche lui perplesso inizialmente, decide di andarci e io, in un evidente stato confusionale da astinenza congenita, lo seguo senza indugi.
Partiamo dal paesino di Vesio, un numero mostruoso di partecipanti, una ventina, ha aderito a questa iniziativa. Si vede che non sono l’unico in crisi di questi tempi, penso tra me.
Il meteo per una volta sembra essere dalla nostra parte e fortunatamente le nevicate del giorno prima hanno interessato solo le quote più alte, limitandosi a rendere ancora più affascinante il paesaggio.
La salita inizia dolce su un ben tenuto e largo sentiero inerpicandosi lungo il fianco dell’isolata valle di San Michele. Il gruppo procede bene e nonostante l’enorme varietà di biker e attitudini pedalatorie non perdiamo troppo tempo e procediamo abbastanza compatti.
Improvvisamente la larga carrareccia si restringe fino ad uno stretto singletrack che serpeggia sinuoso lungo il fianco della montagna. Sotto di noi si stende la valle di un verde abbagliante e sopra le nostre teste un manto candido di neve. Mi tornano in mente i ricordi e le emozioni dell’ultima volta che sono salito a bocchetta di Fobia lungo questo sentiero. Come allora ho la certezza che questa è la salita più bella che abbia mai fatto: varia, panoramica, esposta, tecnica, insomma tutto quello che un biker può desiderare.
La temperatura non è poi così fredda e ben presto ci spogliamo accalorati dalla faticosa salita. Il difficile non è tanto la fatica per le pendenze ma è destreggiarsi tra l’impulso irresistibile di guardarsi attorno e la necessità altrettanto indispensabile di mantenersi in equilibrio. Questo strettissimo budellino è stato strappato dalla montagna con grande dispendio di forze quasi certamente durante il conflitto del 15/18.
Sostiamo in un punto panoramico per riunire il gruppo, tutti sono entusiasti, nessun lamento, neanche un segno di sofferenza sfiora i nostri visi, solo sorrisi e complimenti per le fatiche superate. Il lago di Garda è sotto di noi, abbracciato da una fantastica cornice, il candido gruppo del Baldo.
Dopo tre ore abbondanti raggiungiamo Bocchetta di Fobia dove possiamo goderci una breve pausa per la merenda e ci prepariamo mettendoci le protezioni. La prima discesa della giornata è l’apoteosi della radice, l’affrontiamo velocemente, frullati e squassati a dovere fino alla strada asfaltata che porta al passo Nota. Una di queste pensa bene di incastrarsi nel mio pedale proiettandomi in avanti senza per fortuna nessun danno.
Arrivati in fondo contenti come bimbi seguiamo la strada che un tornante dopo l’altro ci conduce al passo Nota e alla meta fondamentale della giornata: il rifugio degli Alpini.
Tra panini vari e una indescrivibile polenta il tempo del pranzo vola velocemente, dobbiamo riprendere il cammino prima che faccia buio.
Qui il gruppo si divide, una parte continuerà a scendere per una bella panoramica sterrata che attraversa numerose gallerie fino a Vesio, altri scenderanno a Campione d’Italia, mentre i più agguerriti affronteranno l’ostica val Pura. A parte un piccolo erroriro nell’individuare la discesa raggiungiamo in breve l’imbocco. Siamo rimasti in pochi, ma siamo determinati e pronti all’interminabile discesa di più di 1000 metri che ci condurrà a Limone.
Partiamo un pò timorosi, il sentiero come un trampolino sembra lanciarci direttamente sul lago. Dopo qualche curva al limite del cappottamento il sentiero entra in un canale di ghiaia e sassi smossi. Rinunciamo a guidare, lasciamo semplicemente che la pendenza ci porti giù, siamo in balia delle onde di pietrisco.
Neanche il tempo per abituarsi alla mancanza di aderenza che il sentiero cambia improvvisamente aspetto. Entriamo nel bosco, una traccia molto più scorrevole e guidata ci illude che le fatiche siano finite. Non siamo però così ingenui da crederlo, infatti appena imboccata la val Pura, ci riaspetta una sassaia mortalissima. Nonostante le difficoltà, tra urla, risa e scivoloni arriviamo incolumi a Limone dove ci aspetta il Cuzzo con il furgone. Siamo stanchi e ancora rintronati dalla difficoltà della discesa, ma un sorrido ebete stampato sui visi tradisce i nostri veri sentimenti.
Non resta che ricongiungerci con il gruppo per l’immancabile rito della birra a conclusione di una giornata più che perfetta.
spettacolare racconto e come sempre magnifiche le foto. sei sempre il top!
grazie Gianlu… è da un secolo che non giriamo assieme! bisogna provvedere al più presto