Sci Alpinistica sul Rosa – Capanna Margherita – Giorno 1


Devo proprio ammettere che quest’avventura sul Rosa mi ha segnato non solo nel fisico, ma ancor più profondamente nell’animo. Una vera esperienza di vita, di una bellezza sconvolgente e allo stesso tempo di una durezza tale da mettere alla prova la mia normale capacità di sopportazione.

Ma andiamo con ordine, partiamo con la narrazione dal giorno di venerdì… come sempre io e la Sammy stiamo brancolando nel buio, valutiamo le infinite possibilità che ci frullano nelle nostre testoline perennemente confuse. Il fine settimana è ormai alle porte, non staremo mica a casa a ciondolare? La Sammy è reduce di una caduta in una serale in mtb e lamenta un dolore al fianco e alla spalla che non è certo compatibile con la bici.
“Questa è un’occasione irripetibile per stare buoni e goderci magari una bella giornata alle terme”, mi scrive la Sammy per mail facendomi quasi volare dalla sedia dallo stupore.
Ma tutto torna alla normalità o quasi, infatti non passano neanche un paio d’ore da quest’incredibile proposta che mi arriva un altro messaggio. Anche questo abbastanza strambo visto il precedente: “ma perchè non andiamo su Rosa questo we? Me l’ha proposto Simone”. Eccoci… accetto senza esitazione, non mi sfiora neanche per un attimo il pensiero dell’assurdità della cosa. Il fatto di non essere al 100% fisicamente non è altro che l’occasione per scalare il  Monte Rosa con gli sci! Semplicemente assurdo, ma stupendamente vero!

Sabato mattina, come per magia ci ritroviamo a Staffal, una frazione che si trova alla fine della meravigliosa valle di Gressoney in val d’Aosta. Siamo in cinque: io, la Sammy, Simone, Giorgio e Michele. Da qui parte la nostra avventura, dalla già ragguardevole quota di 2000 metri dovremo raggiungere il rifugio Mantova a 3400 e poi il giorno successivo Capanna Margherita all’incredibile altezza di 4550 metri. Mentre scarichiamo l’attrezzatura vediamo l’elicottero che trasporta gli sciatori fino al Rifugio in meno di cinque minuti di volo.

Il nostro sguardo è rivolto a loro, pensiamo alla faticata che ci spetta! ben 1700 metri di dislivello, divertenti per loro, massacranti per noi purtroppo. Ancora più demoralizzante è il fatto che la neve non sembra partire dalla valle e quindi con profonda tristezza,  e invidia ci incamminiamo, sci in spalla, verso la nostra meta.

Per fortuna dopo poco incontriamo i primi lembi di neve che ricoprono parzialmente la pista da sci e  una volta guadagnati un centinaio di metri di quota possiamo mettere gli sci ai piedi.

Risaliamo per un tratto le piste di Gressoney ammirando l’incredibile panorama che ci circonda e allo stesso momento ci opprime con la sua imponenza. Ci sentiamo piccoli, insignificanti, ma cosa ancor più preoccupante, tremendamente bassi. Le montagne che ci attorniano sono troppo alte per poter pensare di raggiungerle. Una domanda banale mi passa per il cervello, sola e inascoltata… moriremo tutti?
Come per la quota man mano che saliamo la bellezza che ci circonda sembra aumentare e non appena  ci lasciamo alle spalle le piste tutto diventa improvvisamente perfetto.

La salita anche se interminabile per fortuna è graduale, solo il superamento di uno stretto canalino ci richiede un minimo di capacità tecnica.

Continuiamo a salire, in silenzio, concentrati sul nostro respiro e sulla fatica costante, ma non ce ne preoccupiamo neanche per un secondo, con che coraggio ci si può lamentare quando si è a casa.
Laggiù, in un altro universo, vediamo la valle da cui siamo partiti, un’oasi verde tra i bianchi pendii che la dominano con arroganza.


Improvvisamente, anche se alla nostra partenza ci sembrava impossibile, ci rendiamo conto di essere vicini alla meta, il rifugio Mantova è la, abbarbicato su una formazione rocciosa che ci guarda dall’alto.
Ormai cotti dal sole inclemente, assetati e provati dalla quota raggiungiamo il rifugio. Siamo incredibilmente soddisfatti per l’impresa compiuta, gli unici assieme a un altro paio di ragazzi ad aver aggiunto il Mantova con le sole nostre forze.
 

Non ci sono parole per descrivere il posto in cui dormiremo… il paradiso? non basta… riusciamo tranquillamente a vedere il Bianco, il Gran Paradiso e anche il lontano Monviso.

I nostri sguardi sono catturati da tutta questa bellezza, solo il freddo pungente, ma più probabilmente la fame, riesce a strapparci da questo stato di rimbambimento costringendoci a rientrare per la cena.

Cullato dal tieporino dello stanzone e con la pancia finalmente piena, mi assopisco felice e carico di aspettativa per il giorno seguente. Mi riprendo solo un attimo costringendomi ad uscire, giusto il tempo per le foto immancabili del tramonto e una scappata in bagno. Via tutti a dormire o quasi! visto che un russatore di fama internazionale ci sta già aspettando in camerata, ho capito che sarà dura anche conquistare un  più che meritato riposo. MALEDETTOOOO!!!

Qui tutte le foto:

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