Eccola… la sento! Una suoneria ormai tristemente nota mi strappa dal mio adorato sonno. Apro gli occhi ancora assonnati e mi costringo a uscire dal tieporino delle coperte doppie. Sono proprio questi momenti in cui mi chiedo “chi me lo fa fare?”, “ma perchè non sono come la maggior parte delle persone a cui piace stare comodi nelle proprie case?”
Esco mezzo rincoglionito dallo stanzone del rifugio, l’aria esce dalla mia bocca con sbuffi di vapore acqueo. Il cielo è ancora buio e le stelle non sono state ancora cancellate dal loro fratello sole. Vedo la luna che sembra quasi adagiarsi su un letto di montagne e improvvisamente mi ricordo perchè faccio tutte queste “faticate”… perchè io mi sento vivo facendole, sono la mia aria! non posso semplicemente scegliere di trattenere il fiato per sempre!!!
Mi trascino fino alla mensa avventandomi sui panini e la nutella. Ad ogni morso mi riprendo un pochino di più e solo al quinto panino decido di essere pronto alla dura prova che ci presenterà il Granpa.
Una volta pronti, controllata l’attrezzatura e arva partiamo in un’oscurità che sta inesorabilmente soccombendo alla luce del mattino.
La salita è costante anche se il fondo indureto dal freddo intenso della notte la rende leggermente insidiosa. Intanto la luce, a cui il fianco della montagna impedisce di raggiungerci, illumina il gruppo del Monte Bianco alle nostre spalle.
Il freddo pungente mi spinge a stare sempre in movimento tanto che senza quasi rendermene conto rimango solo, sia fisicamente che melmente, concentrato sul mio respiro e sulla fataca nell’avanzare.
Bellissimo il doppio arcobaleno che si crea poco prima della comparsa del sole, sembra fare da corona al regale profilo delle montagne.
Finalmente il sole fa capolino oltre la cresta montuosa rendendo meno intenso il freddo del mattino.
Intanto da lontano verso sud si vedono dei nuvoloni affrettarsi per raggiungerci, si vede che anche loro voglio conquistare come noi il Gran Paradiso.
Aspetto la Sammy al sole per poi riprendere l’interminabile salita, ormai non manca molto! finirà bene sta stramaledetta montagna? penso tra me…
Passata la famosa Schiena d’Asino e affrontato un altro sprappone in salita arrivo così al tratto finale su roccette che mi separa della vetta.
Siamo ancora in pochi, ma la situazione cambierà ben presto purtroppo. Infatti, neanche il tempo di mettermi i ramponi per affrontare l’ultimo tratto e una colonna di scialpinisti ci investe, una folla peggio che in una giornata di saldi al outlet di Mantova.
Assieme a Simone, Carlo e la Sammy affrontiamo il pendio finale. Il passaggio è molto stretto ed esposto, l’assembramento di gente che si sta creando mi mette un pò a disagio.
Sono a una decina di metri dalla madonnina che indica il punto più alto quando decido di tornare sui miei passi. Anche Carlo sceglie di rientrare, mentre Simone e la Sammy stoicamente raggiungono la vetta. Ne approfitto per fare qualche foto al panorama, sono stracontento di essere qui e il fatto di raggiungere simbolicamente la vetta non mi interessa minimamente, sono semplicemente felice di essere qui.
Aspetto sulla selletta il rientro dei ragazzi e mi preparo per la lunga discesa. Le fatiche non sono ancora finite, come imparerò ben presto a mie spese.
Formiamo così un gruppetto e tutti assieme ci lanciamo nei 1300 metri di dislivello che ci separano dal rifugio.
La neve anche se duretta è molto bella e nonostante le gambe brasate ci divertiamo un mondo.
Intanto le nuvole ci raggiungono accerchiando l’intera valle. Facciamo comunque in tempo a raggiungere il rifugio prima del sopraggiungere della perturbazione.
Durante una veloce sosta per riprenderci dalle fatiche il cielo si ricopre di nuvole riparandoci così da un sole ormai diventato feroce.
Il gruppo iniziale già diviso dalla salita si separa nuovamente per la discesa alle macchine. Alcuni riprenderanno il percorso già fatto durante la salita, mentre noi seguiremo una via decisamente più lunga e, nelle nostre speranze, completamente sciabile.
Purtroppo siamo costretti ad una dolorissima ripellata per scavalcare un colle a sud del rifugio. Nonostante aver raggiunto il punto teoricamente più alto le fatiche non sono assolutamente terminate. Infatti un traverso infinitamente lungo ci porterà ad attraversare numerose vellicole ai piedi del Ciarforon e del Monciair per poi finalmente raggiungere il vallon Seiva che ci riporterà alla macchina. Dopo un primo tratto straordinariamente bello il percorso si fa sempre più impervio tra la folta vegetazione, numerosi guadi e punti senza neve. La mostruosa fatica fatta nell’attraversarla ci ha giustamente portato a rinominare la valle con il nomignolo di “Ravano Valley”.
Ormai stremati raggiungiamo la pista da sci di fondo percorsa all’andata, non ci sembra vero, ma l’impresa si può considerare ormai conclusa. Manca solo una cosa per rendere tutto perfetto” neanche da chiedere… un paio di birre e la condivisione con tutto il gruppo ormai radunato delle nostre impressioni ed emozioni.
Un grandissimo ringraziamento al gruppo di istruttori del CAI di Reggio che ci ha pazientemente guidato e a volte accudito durante tutte le nostre peripezie, con una pazienza infinita che ha del incredibile.
Non ho altro da aggiungere se non dire di sentirmi sempre più fortunato nel poter vivere e soprattutto condividere queste intense emozioni e questi posti meravigliosi con persone splendide e altruiste.
Grazie,