Ormai lanciati con il cicloturismo dell’Eroica, io e la Samy siamo già pronti per un’altra avventura. La formula sarà all’apparenza sempre la stessa: cioè un giro in completa autonomia di più giorni in bici e tenda. In realtà stravolgeremo quasi completamente la natura del cicloturismo, spostando decisamente la difficoltà dei percorsi affrontati verso la MTB pura quasi sconfinando nella disciplina del Freeride.
Il lungo ponte del primo maggio è l’occasione perfetta per scappare dal mondo, ma come al solito il meteo non è dalla nostra. Prima di scegliere la meta cambiamo mille mila volte destinazione, sembra che il mal tempo si sposti in base alle nostre scelte. Ormai disperati, il giorno prima della partenza decidiamo per un giro in Umbria in zona Assisi, Spoleto. Il tempo in quella zona non è poi così disastroso e poi l’amico Stex, visto che scorrazzeremo praticamente a casa sua, ci potrà dare sicuramente qualche dritta sul percorso.
Gli propongo una bozza del giro che vorrei affrontare, ma quando gli passo la traccia che ho editato con tanto amore mi da del pazzo dicendomi che praticamente è inciclabile. “Molto probabile” penso immediatamente, anche perchè non ho fatto altro che assemblare a caso tracce esistenti senza preoccuparmi troppo del verso di percorrenza. Per fortuna il mio socio Stex in un mezza pausa pranzo, tra un boccone e l’altro, mi tira fuori dal cappello un percorso progettato giusto per noi. La sua leggendaria capacità organizzativa, di cui la massima espressione rimarrà per sempre la transalp estiva, mi convince ad accettare a scatola chiusa. Non posso certo dubitare di un suo progetto, sarà indubbiamente un successo.
Il giro proposto ci porterà ad affrontare una lunga e suggestiva traversata da Assisi a Spoleto in quattro giorni. La vista della cività sarà soltanto un rapidissimo fotogramma, insignificante rispetto alla natura isolata delle colline umbre che percorreremo.
Partiamo da casa venerdì, subito dopo il lavoro, senza la più pallida idea di dove dormire. Intanto io e Stex ci sentiamo telefonicamente per organizzare prontamente la nostra trasferta umbra. Dopo un rapido cambio di programma decidiamo di dormire in un campeggio lungo il lago Trasimeno, ma che organizzazione?! Una volta montata la tenda ci raggiunge Stex che ci propone di mangiarci una bella pizza in mezzo al lago sulla barca a vela di Chiara, la sua ragazza. Io e la Samy non ci facciamo sicuramente pregare e accettiamo istantaneamente. Dopo tutto con un’organizzazione “made in Stex” non possiamo certo avere dei dubbi.
Dopo questa inedita parentesi ci separiamo, domani ci aspetta una bella faticata e la stanchezza comincia a farsi sentire. Purtroppo Stex ci potrà seguire solo nella tappa di domenica per colpa di impegni di lavoro. Il nostro destino è quindi nelle mani dell’insostituibile GPS che ci farà percorrere la traccia ordita dal malefico Stex.
Giorno 1 Assisi – Madonna della Spella
Distanza: 23 km
Dislivello: 1100 m
Lasciamo la macchina a Santa Maria degli Angeli e ci incamminiamo verso la stupenda città di Assisi.
La città di Francesco è incredibile ed è piacevole attraversarla in bici sotto gli sguardi incuriositi dei vari turisti e pellegrini.
Non dobbiamo però farci ingannare, conoscendo Stex non credo che rimarremo per molto nella civiltà. Ben presto ci lasceremo alle spalle turisti, chiese e opere d’arte entrando nella natura isolata, fuori da tutto e tutti.
Questa prima tappa, pur essendo relativamente corta come chilometri percorsi, ci mette a dura prova per il dislivello affrontato e soprattutto per la mortalissima salita che da Assisi ci porta alla vetta del Monte Subasio. La fatica però è ampiamente ripagata dalla meravigliosa vista che si gode dalla cima del Subasio che domina su tutta la piana di Assisi.
Dopo una breve pausa, dove ci mangiamo pane e formaggio distesi sugli infiniti prati che caratterizzano la sommità del Subasio, ci lanciamo nella discesa.
La Samy si intestardisce nel voler farla tutta su carraia, mentre io insisto sul sentiero che ci ha consigliato Stex. Alla fine, coinvolgendo telefonicamente anche Stex, riusciamo a convincerla. La scelta è stata quella giusta, infatti il sentiero è veramente panoramico, senza però essere troppo difficile. Ci sentiamo sospesi sopra la pianura, proviamo una sensazione di liberà al pari dei ragazzi che, con il parapendio, ci osservano dall’alto.
Perdiamo leggermente quota fino a raggiungere il rifugio autogestito della Madonna della Spella.
Fondato nel 1080, il nome deriva da specula che nel latino arcaico significa veduta o panorama; da qui è infatti possibile osservare il Monte Pennino, i Monti Sibillini, l’alta valle del fiume Menotre, il Sasso di Pale, il centro abitato di Foligno, la Valle Umbra sud ed i Monti Martani sullo sfondo verso ovest. Quest’ultima citazione, visto il mio scarso livello culturale, ovviamente l’ho copiata pari pari da internet. ahhhhh!
In teoria l’arrivo di questa prima tappa sarebbe dovuto essere il paese di Spello, ma l’incredibile bellezza del posto ci ha letteralmente costretto a fermarci. Tra l’altro abbiamo la fortuna di trovarlo momentaneamente aperto e di sfruttare i servizi per darci una lavata, tutto organizzato o sbaglio?
Ci sentiamo a casa, la vista è meravigliosa e un gruppo di cavalli, spesso esageratamente invadenti, ci tiene compagnia.
Contattiamo il nostro angelo custode per comunicargli questo cambio di programma e lui prontamente si offre di raggiungerci in serata portandoci anche delle birre, grandissimo organizzatore!!!!
Una volta cenato con Stex, montiamo la tenda al sicuro del portico del rifugio e cadiamo in un sonno profondo. Siamo perfettamente soli, tranne i nostri nuovi amici cavalli che ci fanno da guardia tutta la notte.
Giorno 2 Madonna della Spella – Pettino
Distanza: 50 km
Dislivello: 1470 m
Ci svegliamo con una bella giornata di sole, ma qualche nuvola all’orizzonte ancora innocua ci ricorda che le previsioni danno peggioramento nei prossimi giorni. Non ce ne preoccupiamo minimamente, viviamo alla giornata e ci prepariamo una bella colazione. Questa tappa partirà con una lunga discesa che ci porterà al paese di Spello facendoci ricongiungere con Stex e il suo amico Maurizio.
Ci accompagneranno per tutta la tappona fino al paese di Pettino dove rientreranno direttamente a Foligno. La prima parte della discesa è veramente divertente, qualche passaggio più delicato costringe la Samy a scendere, ma la maggior parte del percorso lo facciamo tutto in sella.
L’esperimento di MTB in completa autonomia sta avendo successo, solo la borsina davanti al manubrio crea qualche problema di controllo alla Samy, per il resto siamo pronti ad una nuova frontiera del cicloturismo… il cicloturismo freerideeeee!
In brevissimo tempo arriviamo al piccolo borgo di Collepino, dove facciamo una seconda colazione incamerando calorie in previsione delle innumerevoli fatiche che ci aspettano.
Passato il paese affrontiamo una strepitosa discesa che ricalca la “la via degli ulivi” affiancando un antico acquedotto romano. Il sentiero ha una pendenza costante, obbligatoria per la realizzazione dell’acquedotto, ed è immersa in uliveti e campi nel pieno della fioritura.
A rendere tutto ancor più affascinante e unico ai piedi delle colline si intravede il paese di Spello. La primavera è al massimo del suo splendore regalandoci un paesaggio da cartolina indimenticabile. Mi viene da pensare che Stex si sia messo a curare questo immenso giardino in previsione del nostro passaggio. Forse esagero? Tutto organizzato, no!?
Purtroppo la nostra dolce discesa è ormai terminata e giungiamo alle porte di Spello dove incontriamo i nostri amici. Il programma prevede di percorrere un breve tratto di pianura che ci porta al paese di Foligno per poi riabbandonare la civiltà e riprendere quota nelle colline poco distanti.
Questa tappa sarà sicuramente la più dura ci avverte Stex, ma noi non ci lasciamo scoraggiare e puntiamo a raggiungere la nostra meta: il paese di Pettino.
Per fortuna la salita non è ripida come il primo giorno anche se enormemente più lunga. Man mano che procediamo nel nostro cammino ci immergiamo quasi inconsapevolmente in un ambiente incontaminato e praticamente disabitato. Incredibile come sia sufficiente la breve distanza che ci separa dalla piana a creare un senso di isolamento e solitudine quasi totale.
Ogni tanto attraversiamo isolati gruppi di case che ci ricordano di non essere soli al mondo, per il resto intorno a noi vediamo solo colline e boschi.
Intanto la stanchezza comincia a farsi sentire e i chilometri percorsi ad accumularsi. Dopo ogni salita, puntali arrivano le rassicurazioni di Stex di essere quasi arrivati, ma dopo la centesima volta ormai non ci illudiamo più. Improvvisamente però il paese di Pettino appare adagiato in una valle circondata da basse collinette ricoperte da boschi. Stex ci racconta che per lui questo paese è molto importante, spesso meta dei suoi giri vicino casa, questo posto è in grado di infondergli una grande serenità. La notizia poi che ci sia un ottimo ed economico ristorantino ci sprona ad accelerare il passo, impazienti di raggiunge la nostra meta.
Una volta mangiato e soprattutto bevuto a dovere dobbiamo purtroppo separarci. I nostri compagni di viaggio dovranno fare ancora 200 metri di dislivello per tornare a casa, come non li invidio?, mentre io e la Sami andiamo in cerca di un posto per la tenda. Stex ci consiglia un bello spiazzo su una collinetta. A parte le numerose cacche di mucca il posto è bellissimo, ci godiamo così in tranquillità il tramonto, stanchi come non mai, ma altrettanto felici.
Giorno 3 Pettino – Spoleto
Distanza: 58 km
Dislivello: 900 m
In questa giornata siamo riusciti ad accorpare le due tappe finali raggiungendo così Spoleto con un giorno d’anticipo. Per fortuna il dislivello non eccessivo ci ha permesso di allungare il percorso senza tirarci troppo il collo.
Ci svegliamo con un cielo non proprio rassicurante, la perturbazione annunciata su gran parte dell’Italia ci ha ormai raggiunto.Facciamo una rapida colazione sicuri di poterla integrare al più presto in un bar nel prossimo paesino. Peccato solo, scopriremo presto, che prima di incontrare un posto dove mangiare dovranno passare almeno quattro ore.
Oggi dovremo affrontare delle discese molto più difficili di quelle del secondo giorno, in questa zona i sassi smossi regnano sovrani e le pendenze elevate ci daranno del filo da torcere.
A dir la verità la sera prima Stex mi aveva dato qualche dritta sul percorso da fare, dandomi anche un’alternativa più semplice per la discesa, ma stranamente mi sono scordato di informare la Samy di questa possibilità. Come sono malvagioooo?!!! ahhhhh
Dopo un breve tratto a spinta riusciamo a conquistarci la meritata o meglio dire odiata discesa.
Una volta terminata la prima discesa e arrivati al paese di Spina Nuova, mi giro per vedere come se la cava la Samy. Dallo sguardo capisco istantaneamente che non si è proprio divertita. Lo sguardo collerico peggiora ulteriormente quando la informo sulla possibilità di evitare questo pezzo freeride facendo la variante consigliata da Stex.
Lo sconforto per la discesina dura comunque poco, forse è meglio non sapere che le vere difficoltà dovranno arrivare presto. Il malefico Stex ci ha serbato una bella trappola, infatti prima di raggiungere la val Nerina una scassatissima pietraia ci darà veramente del filo da torcere.
Intanto riprendiamo la salita fino al paesino di Agliano. Purtroppo neanche qui la nostra disperata ricerca di un bar ha successo. Siamo quasi tentati di scroccare un caffè a una signora, ma all’ultimo rinunciamo, non vogliamo essere così sfacciati.
Ci ributtiamo nei boschi e in breve siamo al pesino di Fonni. Qui imbocchiamo un sentiero CAI che può essere pienamente catalogato come freeride incazzato. Non solo la forte pendenza, ma anche il fondo sassoso ci mette a durissima prova.
Sopravviviamo alla prova, Stex non c’è riuscito a eliminarci neanche questa volta. Così scecherati a dovere, finalmente arriviamo in val Nerina.
La fame comincia seriamente a farsi sentire e non vediamo l’ora di poterci fermare per mettere sotto i denti qualsiasi cosa. Arrivati a borgo di Cerreto non capiamo più niente e ci lanciamo dentro il primo alimentari che vediamo. Mangiamo come non ci fosse un domani senza pensare alla salita che ancora ci aspetta. In teoria le nostre fatiche per oggi sarebbero finite secondo il programma di Stex, ma visto il meteo nettamente in peggioramento prendiamo la decisione di proseguire la tappa fino a Spoleto.
Incuranti dei nuvoloni che si stanno inesorabilmente addensando sopra le nostre teste ci addentriamo nella solitaria val Nerina.
Raggiunto il paese di Sant’Anatolia iniziamo a salire imboccando il tratto della vecchia e ormai purtroppo dismessa ferrovia Spoleto – Norcia. Un vero capolavoro di ingegneria che purtroppo, come molte volte capita in Italia, non è stato assolutamente valorizzato. La salita è sempre fattibile ,nonostante in fondo non facile di ghiaia, soprattutto grazie alle pendenze costanti necessarie per far avanzare il treno a scartamento ridotto. La particolarità di questo tracciato è la presenza di una galleria ad andamento elicoidale che ti permette di prendere quota senza accorgerti in una lunga galleria sbucando decine di metri sopra al punto d’ingresso.
Dopo una serie interminabile di ponti e gallerie finalmente riusciamo a svalicare raggiungendo la piana di Spoleto in uno stato di profonda contentezza e soddisfazione per l’impresa appena compiuta.
L’esperienza di una tre giorni in completa autonomia è stata a nostro parere un vero successo, grazie anche alla sapiente organizzazione del mitiko Stex, bisogna ammetterlo!
non vedo l’ora di rifare un’esperienza simile… alla prossimaaaaaa!!!