Un sabato da ricordare…

Sono ancora indietro un tot nell’aggiornare il blog e avrei altre storie da raccontare. Mancano all’appello tante avventure, ma questa giornata credo meriti la precedenza. Questo sabato mi aspetta una serata di beneficenza in memoria di Daniele Rossi. Padre di due giovani bikers, Daniele è morto in un incidente lasciandoli ingiustamente soli.
Qualche mese fa Timmy, presidente dell’associazione ASD Emissioni Zero di Lama, mi contatta proponendomi di partecipare alla presentazione “la montagna in bicicletta”. Le offerte raccolte durante l’evento andranno in aiuto della famiglia dei due ragazzi. Spesso Timmy si occupa di seguire i ragazzi istradandoli al meraviglioso mondo della mtb. Quale occasione migliore per poter fare un’opera di bene pensa: la pratica della mtb non solo può essere solo intesa come uno sport fine a se stesso, ma anche come un canale formidabile per divulgare l’amore della natura e perchè no? anche per unire le persone e aiutare chi è in difficoltà!
Oltre a me interverranno Kevin, Gianlu e Robby Mattioli alla proiezione proponendo alcuni video e foto delle nostre avventure in mtb.

Ma adesso facciamo un breve salto indietro nel tempo, partiamo dalla mattina di questo freddo sabato di metà dicembre.
Visto che la presentazione si svolgerà nel tardo pomeriggio nella sala comunale di Lama Mocogno perchè non approfittare di una bella giornata di sole per un giro in bike? La zona di Lama si presta alla grande alla mtb e i percorsi adatti non mancano di certo. Io e Fabio “Superash” decidiamo di improvvisare un giro partendo dalla località “la Santona” per poi raggiungere la vetta del monte Alpesigola. Il giro studiato è un mix di tratti conosciuti e tratti completamente da esplorare. Adoro le giornate in cui si sperimentano sentieri nuovi, la fantasia e l’improvvisazione guidano le nostre fidate bike. Nessuno sa di preciso che giro faremo, ma il bello è che a pochi interessa realmente. Siamo presenti alla partenza io, Superash, Sergione, Beppe, Enrico e Samanta, un gruppetto che è già di per se è una garanzia di successo. Sergione cerca di strapparci qualche informazione sul giro che affronteremo. Forse è l’unico a cui potrebbe essere utile sapere qualcosa di più a riguardo. Deve tornare nel primo pomeriggio a prendere la moglie per poi venire alla presentazione e non ha proprio tutta la giornata a disposizione. Noi la rassicuriamo: non aver paura Sergione, al massimo per le tre saremo alla macchina. Hai tutto il tempo per passare da casa! Fingendo di crederci ci segue, il suo destino è già deciso, tanto vale godersi la sua ultima giornata di vita al massimo.

Percorriamo la famosa via Vandelli, al nostro passaggio un mare di pozze d’acqua gelata scrocchiano sotto le ruote. Beppe si attarda un attimo e si ripresenta alla prima sosta mezzo bagnato e con una scarpa zuppa. Ha deciso evidentemente di farsi un bagnetto in una di quelle pozze. Non lo invidio di sicuro, con questo fretto non è il massimo avere i piedi fradici. Lui comunque non fa una piega e stoicamente prosegue senza lamentarsi minimamente.

Riprendiamo in fretta la marcia, ma la Samanta stranamente non riesce a tenere il ritmo. Oggi non è molto in forma e, nonostante sia una donna pressoché indistruttibile, mi chiede le chiavi della macchina per rientrare. Nel momento stesso della richiesta però il suo orgoglio e forza di carattere hanno la meglio e decide di proseguire stringendo i denti. Non avevo dubbi, non è certo una persona che demorde facilmente.

Il freddo e le raffiche di vento pungente sono fastidiosi, ma il panorama incredibile e la vista del Cimone innevato ci ripagano in pieno del disagio. Il cielo proprio grazie alla giornata fredda è terso, senza la terribile foschia che ci ha imprigionato in questo strano inverno.

La neve ricopre le vette più alte dei nostri appennini stuzzicando la mia voglia di scialpinismo. Quest’anno non ho ancora tirato fuori i miei amati sci e, dalle previsioni a breve termine, non sembra che l’arrivo della vera neve sia imminente. Che palle!


Lungo il percorso ci fermiamo un attimo per fare qualche scatto suggestivo di un calanco, lo spot perfetto per immortalare una discesa.

Arriviamo così al passo Cento Croci senza grosse difficoltà, la parte dura e sconosciuta del giro deve ancora cominciare.

Poco dopo il passo abbandoniamo la via Vandelli inerpicandoci su un ripido tratturo che ci porta rapidamente in quota. Durante un tratto duro in salita Superash decide bene di frantumare il cambio tirando su con la ruota un ramo. Velocemente sistemiamo il danno eliminando completamente l’inutile deragliatore. Vista la gamba strepitosa di Ash non sarà un problema per lui affrontare il resto del giro in singlespeed. Aggiriamo così il monte Rovinoso e faticosamente raggiungiamo il monte Sant’Andrea. Il terreno nei punti dove non è ghiacciato, a causa delle recenti piogge, è molto morbido e le nostre gomme sembrano incollarsi.

Raggiunto la vetta del monte Sant’Andrea un’estesa radura priva di alberi ci permette di ammirare il panorama che ci circonda. Il Cimone da una parte, in una prospettiva che ci è nuova, e il crinale innevato dall’altra con il Cusna se si staglia sulle vette vicine.

Dopo una breve discesa si presenta davanti a noi un pianoro, il Lagaccione, che separa il monte Alpesigola dal monte Sant’Andrea. Anche qui la bellezza del posto ci sorprende, questo angolo di appennino per noi sconosciuto è un’autentica scoperta.

Ci separa dalla vetta dell’Alpesigola una salita micidiale che ci costringe a scendere dalla bici e portarla in spalla. Non sarà comunque lunghissima e in breve, si fa per dire, raggiungiamo il punto più alto del giro a quota 1630.

Anche qui la vista spazia liberamente su tutto l’arco appenninico, il Cusna è a un passo da noi. Ci concediamo una breve pausa per mangiare. Solo Sergione non si è portato niente dietro visto che per pranzo in teoria sarebbe rientrato. Ma in che sogno? Ormai è già l’una e non siamo neanche a metà del giro. Sei spacciato… ahhhhh!
Intanto finalmente Sergio pone fine alla fastidiosissima vita del Teletubbie Ash, sempre in mezzo ai mar… volevo dire alle mie foto. Riesce a comparire dal nulla ad ogni mio scatto… ma come fa maledetto? ahhhh

Dopo un veloce consulto decidiamo di scendere dal sentiero a nord del monte Alpesigola, quello più diretto e ripido ovviamente. La discesa già dai primi metri promette bene, nonostante la pendenza è perfettamente ciclabile. Percorriamo una tecnica cresta di un calanco, la somiglianza con i sentieri romagnoli è incredibile.

Il divertimento è totale, siamo tutti estasiati dalla bellezza di questa discesa completamente inedita. Purtroppo come ogni cosa anche il divertimento termina e raggiungiamo una carraia. Dobbiamo riacquistare una parte della quota persa e una durissima salita sarà il conto da pagare. Le pendenze e il terreno zuppo d’acqua ci massacrano, la stanchezza comincia a farsi sentire. Raggiungiamo così il caratteristico Sasso Tignoso con le sue rocce color rosso. Lasciamo ai suoi piedi le bici e conquistiamo la vetta a piedi.


Velocemente recuperiamo le bici e ci gettiamo in discesa fino a raggiungere nuovamente la via Vandelli. Ormai è chiaro a Sergione che sarà impossibile andare a prende sua moglie a casa, lo aspetta una bella cazziata. Poveroooo!
Come mazzata finale ora dobbiamo tornare alla partenza percorrendo l’interminabile via Vandelli. I continui sali-scendi e la stanchezza accumulata durante il giro rende questa parte decisamente rognosa e antipatica.

Durante il rientro vediamo le tipiche capanne tipiche di questa zona, testimonianza della presenza in passato di un popolo celtico nel Frignano.

Il Cimone è la costante che caratterizza questo sorprendente giro, è un fedele compagno che ci seguirà costantemente.

Ormai raggiunta la macchina Beppe giustamente buca, tanto ormai sono le cinque è il destino di Sergio è segnato… la sua telefonata alla figlia ne è solo la conferma: ciao figlia, saluta Sergione… ha detto la mamma che non ho più un papà, risponde lei!ahhhhhh
Io e la Sami ci affrettiamo a rientrare e ci allontaniamo dagli altri. Ormai vicini alla macchina, dico alla Samanta che siamo quasi arrivati e lei prontamente scivola su una lastra di ghiaccio cadendo duramente a terra. Per fortuna non riporta nessuna conseguenza dalla caduta, possiamo raggiungere la macchina e fiondarci alla presentazione.
Arriviamo appena in tempo, dopo essermi cambiato e bevuto qualche bicchierino di birra sono pronto all’esposizione. Facciamo così la conoscenza del grande Timmy, di sua figlia Silvia, una freerider tredicenne con una passione incredibile per la bici e una sensibilità che mi ha colpito, e di tutto il gruppo di Emissione Zero.
Dopo poco la sala si riempie, veramente una gran soddisfazione vedere così tante persone. Molte sono venute da lontano solo per poter dare una mano. Dovendosi anche sorbire le storie di uno stordito come me sono semplicemente dei grandi! La serata passa piacevolmente, in un’atmosfera serena e calorosa, ci sentiamo tutti tra amici. Mentre le foto bellissime scorrono veloci sul monitor le nostre parole cercano di trasmettere la passione che ci lega indissolubilmente al mondo stupendo della mtb e alla natura.
Al termine noi relatori riceviamo una targa come ringraziamento e le offerte vengono consegnate ai ragazzi tra gli applausi di tutti i partecipanti. Dopo la presentazione ci spostiamo al vicino ristorante “vecchia Lama” per concludere nel modo perfetto una giornata perfetta.

Grazie ancora a Timmy, a sua figlia Silvia e a tutti quelli che sono venuti a vederci.
Questi eventi sono la dimostrazione di come la mtb non sia solo un semplice sport. Vivere la nostra passione in modo sano come fa Timmy può essere d’aiuto per gli altri e rendere migliore un mondo ormai alla deriva.

Grazie ancora… Anny

Tutte le foto 


Qui le bellissime parole di Silvia sulla serata 

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