Dopo ben tre anni in cui la prima uscita seria primaverile è stata l’isola d’Elba, quest’anno abbiamo deciso di cambiare… come dice la famosa pubblicità: meglio cambiare neh?
Accorrono alla chiamata alle armi i fedelissimi Renkieddù (Renky), Boiceddù (Boic), Kevinnù (Kevin), Steccù (Stecca), Franco (la Fede) e ovviamente il sottoscritto, Annieddù.
Non potevamo che scegliere la magnifica Sardegna visto gli l’ultima trasferta piovosa all’Elba dei disagi, vedi il post Elba dei Disagi.
Non c’è posto migliore per trovare tempo stabile, mi sono detto! Infatti… come sempre ci prendo!!! Alla vigilia della partenza le previsioni meteo sono a dir poco tremende, il morale è bassino e si percepiscono possibili defezioni. Cerco di minimizzare la cosa, non ci faremo mica spaventare dalla pioggia? ma che freeriders smidollati… Tra molti dubbi comunque partiamo tutti, ormai che la decisione è presa l’umore migliora decisamente. Fottiti pioggia, il Moretti’s ha paura solo di berla l’acqua e non di prendere qualche innocuo acquazzone! Grazie alle meravigliose pastigliette che ho comprato in farmacia ci facciamo una bella traversata in traghetto; incredibile lo stato comatoso indotto dalla bomba accompagnata da un’ottima Ichnusa.
Sabato (30/04/11)
Arrivati sull’isola ci aspetta un tempo da apocalisse, aiutooooo, nuvoloni neri e nebbia, ma caxxo sembra di essere in Irlanda! Mi viene il dubbio, non è che abbiamo sbagliato traghetto?
Ci dirigiamo verso Domusnovas nella provincia di Iglesias. Come spot di quest’anno ho scelto l’estremo sud della Sardegna. La zona mi è stata consigliata dal sardo dop Exlabil65. Preziosissime le sue dritte per gli alloggi e i sentieri. Speriamo di incontrarci la prossima volta che sbarcheremo nella tua bellissima isola, ovviamente cena pagata!
Durante il viaggio in macchina attraversiamo paesaggi bellissimi, le collinette di un verde intenso e le rocce rosse mi ricordano tantissimo il Sud Africa. Un cielo lunatico ci promette scorci di sereno per poi deluderci immancabilmente quando ormai siamo arrivati. La pioggia comincia a scendere insistente e con essa anche la voglia di girare in bike. Che Freeridersss smidollatiiii… ahhhhh! Facciamo un visita all’incredibile Grotta di San Giovanni: una galleria naturale in cui una decina d’anni fa si poteva anche passare con la macchina.
Ai lati della montagna ci sono falesie che attirano me e la Fede, facciamo fatica a staccarci, purtroppo dobbiamo raggiungere l’agriturismo. Dopo una serie infinita di tornanti, circondati da un ambiente selvaggio e completamente disabitato, raggiungiamo l’agriturismo Perda Niedda. Il posto è strepitoso, un casale splendidamente ristrutturato, completamente isolato, sperduto nei monti Marganai.
A perdita d’occhio riusciamo a vedere solo boschi, non si intravede nessun centro abitato, casa o campo coltivato. Provo una sensazione di isolamento che difficilmente si avverte in altri posti in Italia. Peccato solo per il tempo infame, la pioggia cade sempre più copiosa. Il programma prevedeva un bel giretto in bici, ma ho paura che l’attenzione del gruppo sia tutta indirizzata al pranzo. Il solo pronunciare la parola Porceddu ci incanta peggio del canto delle sirene. Ormai è deciso, si mangia come non ci fosse un domani.
Dobbiamo pur sfogare la nostra frustrazione, il cibo al momento è l’unica soluzione. Il menù è fisso e quindi ci tocca subirlo senza proteste. Spazzoliamo tutto, anche il vinello sembra scomparire come per mangia. Sembriamo dei profughi che hanno digiunato per mesi.
Guardiamo mestamente fuori, la pioggia non cede. Pazienza, decidiamo di farci comunque un bel trekking tonificante. Visto tutta la roba che abbiamo ingurgitato moriremo sicuramente. Partiamo direttamente dall’agriturismo percorrendo una splendida carraia; tra l’altro è l’unica cosa che riusciamo a intravedere tra le fitte nebbie d’Irlanda. ahhhhh, che rabbia!
Chissà che panorami ci stiamo perdendo?! Percorriamo un tratto che faremo anche domani in bici: i sentieri sembrano piuttosto XC e la ciurma comincia a lamentarsi. Tra me e me penso che avranno delle belle sorprese, Excalib mi ha assicurato che le difficoltà tecniche non mancheranno. Raggiungiamo così un sito minerario abbandonato chiamato Arenas. Scopriremo ben presto che le miniere saranno una costante durante la nostra breve trasferta sarda. Per un istante il cielo sembra aprirsi rivelandoci il panorama. Se questo è solo l’assaggio non vedo l’ora di vedere il resto. Domani infatti è l’unica giornata in cui il meteo non preveda un’alluvione. Arriviamo finalmente all’agriturismo, ho già i piedi frollati, ma almeno ci siamo mossi. Delle 8000 calorie assunte almeno un migliaio ne avremo ben cosumate?
Neanche il tempo per una doccia che siamo di nuovo con i piedi sotto la tavola. Mamma miaaaa, altra mortalissima mangiata a base ci maialino. Altro che trasferta all’insegna dello sport, ci stanno letteralmente mettendo all’ingrasso.
La serata passa allegramente, non siamo per niente demoralizzati e il gruppo regge. Tra una canzone e l’altra, il bravissimo chitarrista Stecca ci allieta e stupisce, veramente complimenti!!!
Domenica (01/05/11)
Ci svegliamo addirittura col sole… e vaiiiiii! Adesso sì che si ragiona, Perda Niedda è un vero splendore, per non parlare delle montagne che ci attorniano e isolano dal resto del mondo.
Cominciamo a svegliarci quando all’improvviso la porta della nostra camera si spalanca ed entra uno strano personaggio in tutina aderente nera e berretto. In mano brandisce una bottiglia vuota di plastica e sopra al completino porta dei mutandoni bianchi. Appena ci riprendiamo dallo shock ci rendiamo conto di essere davanti a Renky vestito da Tafazzi sardo.
Appena inizia a smartellarsi con la bottiglia ci pieghiamo dal ridere. La versione di Renky sembra più vera dell’originale. Ormai collassiamo dalle risate, certo che un risveglio così era difficile aspettarselo. Lo spirito di gruppo quest’anno è ai massimi livelli. Mi sento veramente in sintonia con tutti i miei compagni d’avventura.
Decidiamo di portare due macchine vicino alla grotta di San Giovanni per evitarci il faticoso rientro all’agriturismo in bici. Bisogna pensare sempre ad ogni evenienza.
Ci spariamo una colazione da paura, le buone abitudini non si abbandonano, prepariamo le bici e via che si parte. Incredibilmente il terreno è in ottime condizioni, qualche pozza qua e là, ma per il resto tutto asciutto.
Che spettacolo la Sardegna, da noi saremmo stati in balia dell’argillazza, invece qui ne usciamo belli puliti.
Il giro in programma è cattivo, con più di 1400 metri di dislivello e 35 chilometri da macinare tra miniere abbandonate e boschi. La prima parte ripercorre l’escursione a piedi, ma ben presto decidiamo di allungare prendendo un sentiero, che scendendo a destra, ci farà perdere ben 500 metri di dislivello. Partiamo subito con un singletrack scorrevole e divertente con qualche bel passaggio roccioso impegnativo. Renky rimpiange immediatamente la scelta di lasciare le protezioni a Perda. Altro che giro XC!!! Sbronzoneeee!!! Tutta la tristezza causata dal mal tempo viene annientata dalla discesa. Ci lasciamo guidare a tutto gas dal sentiero, il trenino avanza inesorabile tra le urla di divertimento e di paura nei punti dove le ruote perdono aderenza sulle rocce viscide.
Il Boic perde un attimo il controllo, la bici sbacchetta impazzita a destra e sinistra. Per fortuna all’ultimo minuto riprende il controllo, anche perché la velocità in quel tratto è notevole, da ammazzarsi.
Finita la discesa ci tocca risalire per riprendere il sentiero lasciato in precedenza.
La salita è dura, ma in breve riprendiamo quota. Dopo una breve sosta ripartiamo in un dolce sali-scendi lungo una carraia. Ci possiamo rilassare un attimo e ammirare il paesaggio e chiacchierare con tranquillità. Siamo tutti carichi per la giornata, l’allegria ci porta a cantare qualche canzone di mitici Elio e le Storie Tese.
Dopo una breve sosta, arriviamo così al paese minerario di Malacalzetta. Il posto è stupendo, torna a ripresentarmi nella mente l’immagine delle distese africane.
I ruderi del villaggio minerario rendono ancora più suggestivo l’ambiente. Sembra che un evento catastrofico abbia allontanato la civiltà per restituire il luogo alla natura.
Passato il sito minerario la salita torna a farsi impegnativa. Incontriamo finalmente il nostro primo gregge di pecore. Era ora! Non è fa famosa la Sardegna per la pastorizia?
Percorriamo dei sentierini utilizzati dai pastori fino ad arrivare ad una larga carraia. Qui troviamo un pecora morente distesa in mezzo alla carreggiata. Ho paura che la ritroveremo presto a tavola… poverinaaaa!
Dopo aver percorso in perfetta solitudine la prima parte del giro raggiungiamo una strada che ci riporta purtroppo alla civiltà. La strada parte dal paese di San Benedetto e termina alla caserma forestale del Marganai. Ci lasciamo alle spalle una zona perfettamente attrezzata per il picnic.
Subito gli odori di carne alla griglia risvegliano i nostri oramai esigenti stomaci. Resistiamo stoicamente alla richiamo della carne e arriviamo al giardino montano Linasia.
Non ancora sazi di salita, dopo un veloce consulto prendiamo una altra variante che allungherà ancora il giro. Di certo non ci risparmiamo oggi. Visto le previsioni meteo da apocalisse cerchiamo di sfruttare il più possibile la giornata di sole. La discesa è un pò sporchina, non proprio entusiasmante. Per fortuna la risalita è breve e ci ricollega alla forestale.
Ormai siamo tutti frollati, ma fortunatamente questa è l’ultima risalita. Arriviamo ai piedi di punta san Michele. La salita è ormai conclusa, ci aspetta soltanto la discesa che ci riporterà poco sopra la grotta di San Giovanni. Qui si gode un bellissimo panorama, da lontano si riesce anche a intravedere il mare. Ci spaparanziamo sulle rocce riscaldate dal sole. Sembriamo tante balene in agonia spiaggiate sul bagnasciuga.
Messe le protezioni, tranne Renky… ahhhh!, ci lanciamo nell’ultima discesa chiamata “Corovau”. Complice un pò il fondo umido il sentiero si dimostra incazzato e non banale. A tratti il terreno sembra darti fiducia facendoti prendere velocità, all’improvviso però l’aderenza cambia facendoci giocare numerosi Jolly. Durante l’ultimo tratto Renky si impiglia in un ramo e cade pesantemente sulla mano. La botta è forte e il palmo inizia subito a gonfiarsi, ma Renky è una roccia è tiene duro fino alla fine della discesa.
Arrivati alla strada asfaltata ci ritroviamo in mezzo ad una folla di Scout, mai visti così tanti, sembra di essere in un accampamento militare.
In breve siamo alla macchina. Kevin prende l’insana decisione di salire in bici all’agriturismo e io non posso certo essere da meno. Sono un esperto nel farmi mie le idee più cretine.
Alla fine arriviamo a Perda Niedda stremati nel fisico, ma rinvigoriti nell’animo. Abbiamo percorso più di una quarantina di chilometri per 1800 metri di dislivello.
Un applauso doveroso alla grandissima Fede, detta Franco, che ha retto alla grande il giro senza mai lamentarsi.
La pazzia però non ha mai fine: propongo al Boic di completare una giornata memorabile con una notturna. Incredibilmente accetta senza remore, sembra un drogato in crisi d’astinenza da MTB. Si vede che la moglie gli ha dato il bonus per questa trasferta pretendendo però in cambio la sua anima… ahhh, povero Boic! Per quanto mi riguarda invece non ho scuse, sono semplicemente pazzo!
La mia idea è quella di partire direttamente da Perda Niedda e fare un sentiero freeride chiamato DH. Per il rientro il buon Renky provvederà al recupero in macchina. Appena partiti iniziano già i primi problemi: Boic tribola con le luci e io perdo il gps. Miracolosamente lo ritrovo in mezzo alla boscaglia. Lo avevo già dato per perso come i miei poveri sci. Ogni tanto posso avere un colpo di culo anch’io? Una volta ripartiti la discesa fila via liscia con gran divertimento di entrambi.
Finalmente siamo appagati e una mangiata colossale è la giusta ricompensa per le fatiche patite. Come sempre diamo il nostro meglio a tavola e non ci facciamo mancare niente.
Questa è stata un giornata che grazie alla compagnia perfetta, il sole, le discese divertenti e i panorami mi rimarrà sempre impressa nella mente.
Lunedì (02/05/11)
Una fantastica nuova perturbazione purtroppo si sta avvicinando dalla Spagna. Il cielo è già invaso dalle odiatissime nuvole. Dopo numerose discussioni prendiamo la tristissima decisione di spostarci verso Nebida per un ultimo giro e anticipare i nostro rientro sul continente. Il maltempo sembra infestare la Sardegna peggio delle pulci in un randagio. Facciamo colazione e diamo l’addio al nostro adorato agriturismo. Prima però di dirigerci verso il mare lancio un’altra proposta indecente. Chi accetta senza battere ciglio? Ovviamente il Boic… che infoiato! Questa volta però si aggiunge anche il buon Kevin. Perchè non scendiamo da un altro sentiero freeride e ci facciamo recuperare al termine della discesa? Tanto la strada è la stessa. Così ci bardiamo a dovere e ci lanciamo sul “Gutturu Schina”. La discesa inizia subito con una carraia. I miei soci temendo che sia tutta così decidono di risalire e rifare la DH. Io proseguo per avvertire gli altri del cambio programma. Per fortuna appena dietro l’angolo la sterrata diventa subito un bel singletrack veloce con saltini. Il sentiero taglia in mezzacosta una collina, alla mia destra una gola scavata da un fiume. Mi sento un esploratore in una terra appena scoperta. Dopo poco ci ricongiungiamo tutti e caricate le auto partiamo per Nebida. Intanto il cielo continua a chiudersi, in prossimità della costa anche un vento forte ci accoglie. Appena scendiamo dalla macchina le raffiche di vento ci spostano portando con se qualche goccia di pioggia. Siamo demotivati. Andiamo di Trekking, MTB, ci buttiamo in un bar? Facciamo intanto un salto sulla costa per ammirare il bellissimo sperone roccioso chiamato “Pan di Zucchero”. Peccato solo per l’orrenda miniera che hanno eretto ridosso la costa. Un vero scempio… hanno rovinato un autentico paradiso.
Alla fine dopo tanti dubbi prendiamo la decisione di partire. Tanto il traghetto l’abbiamo alle 22. Abbiamo abbastanza tempo per goderci anche questa giornata. Il giro non dovrebbe essere molto difficile dal punto di vista tecnico, ma a detta di Excalib molto suggestivo per i panorami.
Partiamo subito con il vento contrario che ci rende difficile anche solo rimanere in sella. Non cediamo nonostante la fatica immane e le nubi che minacciano il peggio.
Man mano che ci spostiamo all’interno il vento sembra diminuire e le nubi incredibilmente lasciano intravedere qualche sprazzo di sole. Forse oggi non ci sarà solo sofferenza per noi.
La strada sterrata non ha mai pendenze forti e in un continuo sali-scendi ci allontana sempre di più dalla costa. Anche qui il panorama è meraviglioso: un susseguirsi di verdi colline e prati in piena fioritura.
Raggiungiamo un altro sito minerario chiamato “Agruxiau”… mamma mia, devo fare copia incolla… un nome che non riesco neanche a riscrivere. Lasciamo nuovamente l’asfalto e prendiamo una carraia che ci farà rendere quota. Una breve pausa per riprendere energie e continuiamo con un occhio sempre all’orario. Il traghetto non aspetta.
Finora il giro è stato carino, ma nulla di veramente spettacolare. Dobbiamo però ben presto ricrederci. Infatti la parte più bella e devo dire unica ci sta aspettando.
Improvvisamente alla classica macchina mediterranea si sostituiscono le querce da sughero. Queste piante, denudate dalla corteccia nella prima parte del tronco, mi affascinano. Incontriamo anche un bel maialino che subito fa amicizia con Stecca. Vedo però nel mio socio uno sguardo di desiderio che non è proprio di sola amicizia… non vorrà mica mangiarselo?!!
Arriviamo così, senza incontrare grandi difficoltà, al lago artificiale di Monteponi. Oltrepassata la diga di ovvie origine Mussoliniane raggiungiamo un bivio. Qui possiamo scegliere due strade: quella più lunga che ci porterà sul crinale esposto al vento oppure una “scorciatoia” che nel tratto finale ci farà sicuramente tribolare per le pendenze. Decidiamo di scegliere la via veloce per non trovarsi a correre per prendere il traghetto.
La carraia si addentra dolcemente in un meraviglioso bosco di querce da sughero.
Il paesaggio improvvisamente torna ad essere selvaggio e completamente isolato. La salita si fa sempre più dura finchè non siamo costretti a scendere e spingere le bici. Abbiamo così il tempo di guardarci attorno. Complice il vento forte che muove le piante, i boschi di querce denudati della corteccia ho l’impressione di essere in un’altra dimensione. Lo spirito d’avventura contagia tutto il gruppo facendoci dimenticare la fatica e rendendoci insensibili alle sferzate del vento.
Raggiungiamo finalmente il crinale ricongiungendoci con la traccia più lunga. Il vento qui è impressionante tanto quanto la vista che spazia dal mare ai monti Marganai. Le nuvole corrono veloci sopra di noi, ci ignorano risparmiandoci dalla pioggia. Incontriamo un gregge di pecore che ci attraversano la strada alla velocità della luce. Il fiume di lana scorre veloce tra noi separando il gruppo in due.
Finalmente riusciamo a passare e dopo un ultimo strappo raggiungiamo il punto più alto del giro. Qui possiamo ammirare l’inconfondibile scoglio di “Pan di Zucchero”.
Siamo tutti carichi e soddisfatti della stupenda giornata. Il giro si è dimostrato bellissimo, i posti unici che abbiamo attraversato ci hanno affascinato.
Siamo in perfetto orario, ci manca solo un’ultima discesa per poi raggiungere le auto. Come ciliegina sulla torta il sentiero è uno spettacolo. A fuoco ci lanciamo nello stretto singletrack che purtroppo brevemente ci porterà a Nebida.
Proviamo un intenso sentimento di felicità purtroppo accompagnato da un sottile velo di tristezza. Presto dovremo lasciare questa meravigliosa isola.
Caricate le auto ci dirigiamo verso il traghetto. Siamo tutti comunque soddisfatti, nonostante la partenza anticipata, l’avventura sarda ci ha profondamente colpito.
Soltanto il Boic mi sembra non ancora completamente sazio di mtb. La sua libertà sta velocemente per terminare. Ho la strana senzazione che la nostra avventura non sia ancora finita… a prestissimo… il continente ci aspetta!
Devo ringraziare il gradissimo Exlalib65 e Tomb per le tracce e per la pazienza nel rispondere a tutte le mie domande. Spero presto di poter in qualche modo ricambiare il favore.
Questa non sarà certo l’ultima volta che l’MFTT sbarcherà in terra sarda…
Però alla prox il meteo dovrà essere impeccabile… intesi!? altrimenti Vi spezzooo a tutti le bracineeeeee!!!! Aiooooo
mitico Anny, mi hai fatto rivivere le emozioni di questa bella avventura. mi viene solo un commento da aggiungere…..gnignignignignignignignignigni
stecca
Grande Anny, molto bello il resoconto, ma c'è un errore, la DH notturna l'abbiamo fatta dopo cena e probabilmente il mirto non ti ha fatto ricordare bene! Che sbronzone….
boic
p.s.: quando sono fuori casa e mi si propone di provare un sentiero nuovo non mi tiro mai indietro, se poi c'è il recupero meccanizzato nulla mi può fermare!
a presto per il resoconto sulla terra ferma, nel frattempo alcune foto sono qui: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.1972678087499.2114846.1559434265
boic