Ci siamo! Arrivo ai Ponti di Fanano in anticipo e vedo altri bikers intenti nei preparativi di inizio giro: ruote che girano su bici rovesciate, zaini che si riempiono d’acqua, macchine che si chiudono a distanza sotto gli occhi vigili dei padroni.
Io intanto mangio i tramezzini che ho appena comprato insieme alle altre cibarie che mi serviranno oggi. Mentre ingollo una coca arriva Gigi, poi Kevin, poi Gianlu… Nel giro di 5 minuti ci siamo tutti, macchine cariche, pronti per raggiungere i fisicati che hanno deciso di spararsi tutto il giro pedalato.
Si sale verso la Croce Arcana, passando per le borgate di Ospitale che si stanno addobbando a festa in occasione della imminente sagra. Sorpassiamo Gianlu71, Harry e Giuliano poco prima di Capanna Tassoni e la loro vista ha il potere di accumularmi acido lattico nelle gambe…
Lasciamo le macchine qualche chilometro prima della Croce, tanto per scaldare la gamba e non aspettare troppo gli altri che sono partiti un po’ in ritardo sulla tabella di marcia. Immagini che si ripetono: ruote all’aria, zaini sotto alle fontane, telecomandi che chiudono le macchine…
La Croce Arcana si presenta davanti a noi dopo un po’ di chiacchiere, il gruppo è affiatato e tutto lascia intuire una giornata senza intoppi! “STOCK”: siamo sul crinale e questo è il rumore che sento nell’attimo stesso in cui mi rendo conto di aver preso una pietra di taglio con la posteriore. “TICK…. TICK…. TICK….”: questi invece i segnali che ricevo proseguendo nella discesa. Raggio rotto, alla faccia della giornata senza intoppi. Ma il crinale è bellissimo, la compagnia ottima… Un po’ di nastro isolante e si riparte come se il raggio fosse ancora al suo posto!
Tra le spettacolari vedute dei due versanti e le mirtillaie impegnate a far maturare i loro frutti, ci troviamo al lago Scaffaiolo. Per una volta che prendo l’iniziativa sulla salita che porta al Duca degli Abruzzi, vengo ovviamente redarguito dal resto del gruppo che vuole proseguire per fare una sosta più avanti… Vabbè, calorie al vento.
Continuiamo sul crinale, tra raffiche di vento e alcune nuvole che passano veloci rinfrescandoci dalla calura che in queste settimane non ci ha fatto respirare. Comincio a sentire l’adrenalina salire, ci avviciniamo all’inizio della prima, lunga, discesa. Invadiamo il Passo dello Strofinatoio con le bici appoggiate dappertutto mentre dagli zaini escono protezioni e spuntini. Pochi minuti e siamo sulla sella, questa volta completamente abbassata, inutile.
L’impervio sentiero che scende verso il Passo del Cancellino impegna anima e corpo al 100%, sassi di ogni dimensione, fissi e smossi, sono pronti a tenderti un agguato ad ogni metro. E quando la situazione si tranquillizza c’è tempo per una sosta ad aspettare il resto del gruppo ad ammirare un nuovo, splendido crinale.
Dal Cancellino si continua a scendere, in mezzo alle mirtillaie prima e dentro alla faggeta poi. Alcune decine di metri di dislivello e le chiome degli alberi si alzano, custodi di un sentiero che la mano della natura ha voluto scolpire a misura di biker! Ho Kevin davanti e gli urlo di lasciar correre, la velocità aumenta, passiamo dentro alle curve spondate incollati uno dietro l’altro, tra risate e grida di gioia! Contenti come quando da bambini si scendeva dalla giostra più emozionante…
La discesa è ancora lunga, continua ad offrire spunti spettacolari per un divertimento estremo, fatto di velocità, salti, curve e, perchè no, qualche spettacolare quanto fortunata caduta. Un ultimo tratto più ripido, stretto e tecnico ci porta al Rifugio Segavecchia, dove un sorso di birra e un panino sono capaci di ristorarci in vista della salita che ci attende: il Calvario.
Parto insieme a Gigi e Kevin mentre gli altri stanno ancora finendo il panino: conosco i miei limiti e non voglio rallentre nessuno in salita, meglio mettersi avanti. I tornanti si susseguono inesorabili e incessanti: 2, 4, 8… 14! La penna del cartografo che ha disegnato questo inferno ora traccia righe dritte ma sempre troppo pendenti e mentre il resto del gruppo si avvicina e ci raggiunge arriviamo alla Sboccata dei Bagnadori. Una breve sosta, una bella bevuta di acqua freschissima e si riparte, seguendo la forestale che in breve ci porta a Madonna dell’Acero.
Finalmente sosta pranzo. In molti usufruiscono dell’ottimo ristorante che troviamo in centro al paesino mentre io mando giù il panino che mi sono portato dietro fin qui. Una bella fetta di torta ai mirtilli e lamponi, però, non me la lascio certo scappare!
Via, verso una nuova salita, su asfalto questa volta, ma sempre impegnativa, che ci porta al Cavone e poi di nuovo sui nostri amati sentieri. Tratti a spinta (che qualcuno ha sempre comunque la forza – di volontà soprattutto – di pedalare) e veloci saliscendi ci portano ad un nuovo posto magico: il Passo del Lupo. Fermi ad aspettare che il gruppo si ricompatti lasciamo vagare lo sguardo sul crinale sopra di noi, quello che abbiamo percorso la mattina e che adesso appare sotto un sole vivace in tutto il suo splendore. Le parole di Gigi che conosce il nome di ogni cima, di ogni sentiero, di ogni pianta che ci circonda, cullano la mia mente persa in questo magico momento di relax.
E poi di nuovo discesa. E poi di nuovo salita. E poi di nuovo un’altra, bellissima e ristorante pausa, su una roccia ad ammirare il panorama.
Questa volta si riparte davvero, verso il Lago Pratignano. Sul terreno polveroso di questo sentiero essere il terzo del trenino è difficile e poco salutare. Infatti dopo diverse centinaia di metri passate a indovinare dove potesse essere il sentiero sotto la nuvola di polvere alzata dai miei compagni, mi ritrovo a passare un po’ troppo prepotentemente sopra ad un sasso e la camera d’aria si arrende. I miei compagni sfilano via veloci, nemmeno si accorgono che non ci sono più, ma intanto vengo raggiunto da qualcun’altro e si ricomincia a scherzare mentre le operazioni di cambio camera d’aria si ripetono meccanicamente…
Attraversiamo gli ampi prati circostanti il lago, illuminati dal sole del pomeriggio che li rende caldi e soffici. E adesso si parte per l’ultima, lunga discesa verso i Ponti. Cappelbuso ci accoglie in uno splendore inusuale: sentiero tirato a lucido dal passaggio dei biker che hanno appena affrontato la granfondo, da fare ad una velocità assurda… Poi Orti, a quest’ora della giornata veramente impegnativo. E per finire Caselle.
Ma, come dice il Cicco, il giro non è finito finchè non si beve il primo sorso di birra! Quindi recupero auto e appuntamento davanti alla piada e birra in centro a Fanano, dove tra una cazzata e l’altra si comincia a parlare del prossimo giro…
bella roba ragaz… leggendo il raccondo ho rivisto il giro metro dopo metro…. grande!
W NOI!