Giro dei quattro Rifugi (10/07/10)

Anche quest’anno non potevamo rinunciare al giro in mtb più etilico che sia mai stato concepito: il giro dei 4 rifugi.
La zona dell’evento è sempre il bellissimo alto Appennino Reggiano con partenza dal paesino di Civago.
Al richiamo risponde un bel gruppo di bikers… presenti io, Kevin, Spalla con l’inseparabile Roccia, la Fede, Enry lo sbronzone, Avofabio e inaspettatamente anche Cristian.

 Dopo una veloce colazione a Sassuolo ci dirigiamo verso Civago in macchina; in perfetto orario siamo al parcheggio, dove inizia la lunga forestale che ci porterà al passo Lamalite.
Il caldo si fa sentire senza però essere insopportabile, anche perché gli alberi ci proteggono dalla luce diretta del sole e la quota stempera leggermente l’afa.
La salita procede agevolmente lungo la forestale, peccato solo per le molte macchine dei “merenderos” che ci fanno mangiare un po’ di polvere. Arrivati alla sbarra ci liberiamo anche della rottura delle macchine e raggiungiamo lo spettacolare crocevia di sentieri chiamato dal nostro psico-Kevin  “Lamalaiiiteeeeeeee”. Questo è il posto che in assoluto mi piace di più del nostro amato Appennino. La vista contemporanea del Cusna, del Passone, del monte Vallestrina, montagne e boschi a perdita d’occhio senza una costruzione o edificio visibile… semplicemente meraviglioso!

La sete però comincia a farsi sentire e il richiamo del Primo rifugio diventa irresistibile. In leggera discesa, circondati da prati di un verde accecante, arriviamo al Rifugio Bargetana. Non possiamo certo rinunciare a una bella birra rinfrescante e un panino per sopportare la lunghissima salita che ci aspetterà in seguito. Come da copione, preso dalla frenesia dell’alcol, pago anche una birra inesistente di Avofabio… ho quindi un credito che, come potete facilmente intuire, riscatto con un’ulteriore birra che bevo avidamente. Che sbronzoooo che sono!

Ci rimettiamo in cammino dopo una bella sosta tonificante, adesso inizia il tratto più panoramico del giro. Il sentiero diventa un singletrack in falso piano con numerose rocce che rompono il ritmo e richiedono una certa dose di controllo ed equilibrio.

Nel pezzo finale la salita diventa non ciclabile costringendoci a spingere le bici. Fortunatamente il tratto è breve e velocemente raggiungiamo il crinale in corrispondenza del Passo Romecchio.

Giunti sul crinale si para davanti a noi un panorama che ci lascia senza fiato… o forse è stata la salita? Maaa. La vista delle Apuane è incredibile, semplicemente commovente. Come sempre i tratti di crinale rimangono impressi nella mia mente appagandomi di tutte le fatiche affrontate.

Giunti quindi nel punto più alto del giro ci bardiamo a dovere con protezioni e guanti. Adesso inizia il divertimento… la strepitosa discesa del Lago del Capriolo ci aspetta!

Contrariamente a molti altri sentieri in zona, la nostra discesa è molto scorrevole, come direbbero gli Ammaracaniii “Flow”, con una serie di curve strette in sequenza da fare in derapata da urlo. Nella parte finale, sempre su fondo terroso, le curve diventano meno chiuse permettendoci di aumentare il ritmo. L’adrenalina scorre a fiumi, il divertimento totale… le facce sorridenti dei miei compagni ,ma credo anche mia, ne sono la prova lampante. La Presa Alta è sotto di noi con la sua acqua di un azzurro cristallino, ma noi pensiamo solamente alla mostruosa salita che ci aspetta e che ci divide dal meritato pranzo. Come previsto la salita è bella tosta, ma i boschi ad alto fusto che ci circondano e gli innumerevoli ruscelli che scendono dal Cusna alleviano la fatica. Il gruppo un po’ allungato raggiunge così nuovamente il Bargetana. La fame è ai massimi livelli e la stanchezza non è da meno. Ci portano dei taglieri di formaggi e salumi misti accompagnati da tonificanti caraffe di lambrusco. Siamo in paradiso! Non vorremmo mai andarcene, ma altri rifugi ci aspettano. Tornati al Lamaliteeeeeeeeeee decidiamo di non raggiungere il Battisti, il gruppo comincia ad essere stanco e quindi scendiamo alla sbarra.

Il sentiero che taglia la prima salita su forestale numerose volte è veramente bello… tante radici viscide e pezzi tecnici, ma non mortali, in abbondanza. Dopo una breve salitina arriviamo anche al Segherie e qui accade un fatto che è a dir poco sconcertante: avvistiamo nel prato antistante al rifugio un gruppo di ragazze vestite in maniera succinta. A essere sinceri c’è anche un uomo in mezzo a loro, ma visto il comportamento e soprattutto i vestiti è da considerarsi “dell’altra sponda”… non mi riferisco però a quella orografica del torrente che scorre vicino al rifugio, ci siamo capiti vero? Il nostro gruppo s’infiamma come tanti cerini dotati di protezioni e le menti si offuscano. Il più sensibile è certamente il povero Spalla che comincia ad andare avanti indietro in cerca di acqua, in evidente stato confusionale. Come capo branco del gruppo prendo in pugno la situazione e richiamo tutti all’ordine. Ragazzi muoviamoci, ci aspetta la discesa più bella del giro! Non rimanete qui a cazzeggiare… Il gruppo saluta tristemente le ragazze provocanti. La loro inspiegabile presenza è stata poi svelata durante l’approccio sornione di Spalla… stavano facendo un addio al nubilato! Incredibile, nel bel mezzo del nulla… La discesa, come promesso, è una meraviglia… super tecnica con passaggi al limite su rocce e radici rigorosamente bagnati e mortalmente viscidi. Una libidine che spazza via completamente nella mia mente il ricordo delle ragazze! Arrivati all’ultimo rifugio, il San Leonardo, sono carico a bomba! Percepisco però un pericolo imminente, mi pare di sentire un rumore. Anzi no… sono parole a me inizialmente oscure, ma che poi diventano improvvisamente comprensibili. Il buon Spalla sta smadonnando come non ci fosse un domani. La cosa che mi preoccupa è che tra una madonna e l’altra mi pare di sentire il mio nome. Arrivato anche lui al rifugio mi maledice augurandomi l’impotenza. Non credo che gli sia piaciuta molto quest’ultima discesa e non deve aver digerito bene il prematuro addio dalle ragazze. Lo corrompo così con una birra Moretti… per il momento ho scampato il linciaggio.

Cambiando discorso ordino anche un mirtillino, la vera specialità del rifugio. Il simpaticissimo gestore del San Leonardo, credendoci un gruppo di allegri burloni, ci allunga l’intera bottiglia di mirtillino!  Un vero mito! Riappacificatomi con Spalla, ho dovuto anche concedergli dei favori sessuali tra parentesi, ripartiamo in direzione Civago. Un ultimissimo tratto super sassoso ci riporta all’asfalto e dopo una breve salita giungiamo alle macchine.

Come sempre il giro dei 4 rifugi regala grandi emozioni e buffi aneddoti da raccontare. Un giro che non potrà mai mancare anche in futuro. Grazie a tutti per la meravigliosa compagnia e per avermi sopportato! Un grandissimo applauso per l’indistruttibile Roccia che ci ha seguito instancabile per tutto il giro.
Mirtillino rulezzzzzzzz

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