Quando si decide di fare un giro del temutissimo BDB, detto anche gruppo dei Bikers di Brescia, si sa già a cosa si va incontro… ad una morte certaaaaaa!
Il trio delle meraviglie, composto dal Kevin, Renky e dal sottoscritto, non badando a queste dicerie e incurante del pericolo, decide si seguire una traccia GPS che con tutta probabilità è stata concepita da Satana, il principe del male Milzo.
Fiduciosi delle nostre capacità ci dirigiamo verso la misteriosa e ai più sconosciuta Valvestino, una valle compresa tra il lago di Garda e Idro, in territorio Bresciano.
La partenza è proprio nell’omonimo lago di Valvestino a Mulino Bollone.
Decidiamo di seguire la traccia più lunga fornita dal Milzo visto che, a detta sua, ne vale veramente la pena… mai decisione è stata pagata così cara!
Ma ritorniamo alla partenza, quando il morale è al massimo e siamo al pieno delle forze.
La salita parte prima su asfalto per poi abbandonarlo dopo qualche tornante entrando nella valle dei Mulini, dove un bellissimo singletrack con numerosi “sali e scendi” ci porta al paese di Capovalle. Dal caratteristico abitato di Capovalle si raggiunge su asfalto il paese di Valvestino dove abbiamo fatto, ma forse è meglio dire HO FATTO, un errore madornale… alla domanda “Anny c’è modo di trovare qualcosa dopo o è meglio fermarci a mangiare qui?” e io, cartina alla mano, rispondo “andate tra, c’è un tot di posti per mangiare prima della vetta!!”
In realtà dopo Valvestino, lungo il nostro percorso, non abbiamo trovato nulla che si avvicinasse neanche lontanamente ad un ristorante, rifugio, bettola, bar… niente di niente!!!
Proseguiamo con la salita… l’umore generale comincia a incrinarsi e i miei compagni iniziano a maledirmi per la decisione di non fermarsi al paese. Intanto abbandoniamo l’asfalto per una una bella forestale, lasciandoci così alle spalle anche la civiltà e il pranzooooo!!!
Il buon Renky paga lo scarso allenamento della stagione rimanendo sempre più distante, ma sembra determinato a completare il giro. Usciti dal bosco, la sterrata prosegue immersa in prati aperti dove numerose stalle con tetto di paglia e le vette che ci circondano ci fanno pensare alle Dolomiti… cominciamo a intravedere i “paesaggi da favola” promessi dal malefico Milzo.
L’ambiente sempre più alpino ci carica di nuova energia e nonostante gli strappi micidiali su cementata siamo contenti e determinati. Durante la salita faccio anche la conoscenza di una bella vipera che si crogiola al sole. Il sibilo non è sicuramente un messaggio di benvenuto e vedo quindi di andarmene al più presto.
Ad un certo punto Renky cede e decide tagliare il giro e aspettarci senza raggiungere la meta. Purtroppo si è perso la parte STREPITOSA del giro… ma tornando ai sopravvissuti, la salita non molla, ci sembra di pedalare da una vita, un girone dell’inferno dove si è costretti ad arrancare in salita per l’eternità. I paesaggi che ci circondano però non hanno molto di infernale, ma sembrano più la mia versione personale del paradiso. Mi sa che la stanchezza e la fame mi hanno leggermente scosso e confuso.
Raggiungiamo così il crinale e puntiamo verso la malga Tombea in leggera discesa, dove ci aspetta un tratto non ciclabile stronca gambe fino alla vetta del nostro giro, Monte Tombea, quota 1950 metri. La faticaccia e la stanchezza vengono spazzati via dalla bellezza del paesaggio che si gode dal monte, peccato solo dalla leggera foschia che limita l’immensità del panorama.
Proprio in vetta è presente una struttura circolare che indica tutte i monti che ci circondano, davvero una bella idea.
Una volta bardati con protezioni e caschi cominciamo a scendere per il sentiero fatto in salita fino alla malga, il panorama è da mozzare il fiato e il sentiero scorre veloce senza grosse difficoltà una curvetta dopo l’altra… Spettacolare!
La sete che ci ha accompagnato per tutto l’ultimo tratto viene finalmente alleviata da un fontana poco dopo la malga, maledetta ancora la mia decisione di non fermarmi a Valvestino!!
Si ricomincia con la discesa, con una bella e incazzata rock section con passaggi tosti. Raggiunta una carraia ritroviamo il buon Renky spaparanzato su una panchina in stato semivegetativo, MAMMA MIA COSA TI SEI PERSOOOO!! Intanto la fame è diventata quasi insopportabile, il nostro unico interesse al momento è trovare un rifugio per non parlare della birra!
Questa volta la fortuna è dalla nostra e infatti dopo poco troviamo aperto il rifugio Cima Rest dove si rifocilliamo a dovere.
Ritrovate un minimo le forze ripartiamo sempre in discesa, per fortuna, con un sentierino divertissimo tutto da guidare, pieno di spondine. Al termine ricomincia la salita su asfalto che però, per fortuna, finisce presto. Il precorso prosegue con numerossimi sali e scendi prima su carraia e poi su singletreck. Ormai siamo allo stremo delle forze e anche la minima salita ci crea disagio, ma la meta è vicina e non molliamo. Tra l’altro tanto per allungare le nostre sofferenze abbiamo pensato bene di cannare un bivio allungando ulteriormente il giro.
Arrivati così alle macchine la terribile notizia, ben 2220 metri di dislivello per più di 50 km… che delirioooo!!! Un giro decisamente da bimbi grandi!!! Alla fine, nonostante la fatica stratosferica, un ringraziamento al Milzo è d’obbligo per il giro spettacolare che ci ha consigliato. Grazieeee, ma ADESSO BASTA.
fatto oggi… direi salita bella pedalabile, anche se interminabile e discese divertentissime. L'ultimo singletrack affrontato a fine giro e' mortale… i tratti esposti si susseguono e la lucidita' e' agli sgoccioli. Io sono smontato piu' volte nei passaggi piu' ostici. Giro molto bello, panorami spettacolari, in discesa riesce ad essere meglio del Finonchio… la salita in discesa non finisce piu'! Bella roba e grazie per la dritta… PS… la traccia e' cannata? Quindi anche noi lo abbiamo allungato? saluti e baci sbronzoni!