Due giorni a Palazzuolo, ovvero la Romagna che incu…

Sono ormai passati quasi due mesi da quanto il nostro quintetto di disperati Transalpini si è separato e il buon Teddy sta già scalpitando per riunire il gruppo. Come ci aveva accennato per la Transalp, ha intenzione di organizzare un mega raduno nella sua zona. Allora quale occasione migliore per ritrovarci tutti assieme e rivivere la magia che ci ha legato. L’appuntamento è fissato per il primo di ottobre a Palazzuolo sul Senio, nell’insuperabile appennino romagnolo.

La formidabile coppia, di fatto, Teddy & Marco, in collaborazione con il gruppo Senio Bike, sta preparando un evento unico in cui niente è lasciato al caso. Altro che organizzazione alla Stex, qui stiamo parlando di un’imponente dispiego di forze che sommate all’impeccabile ospitalità romagnola sicuramente renderà tutto più che perfetto. Ripensandoci però anche nel massimo caos organizzativo abbiamo raggiunto la perfezione. Insomma, sono convinto che un ottima compagnia sia già di per se una garanzia per la buona riuscita di un evento simile, ma un pelo di pianificazione alla fine non guasta mai o sbaglio?

Il gruppo, man mano che passano le settimane, è sempre più numeroso. Tra guide e organizzatori superiamo la ventina di persone. Partecipano oltre a noi cinque, anche la coppia incontrata ai Sibillini e al Grappa, Samanta e Eugenio, alcuni modenesi, Samanta e Gomez dalla bassa con furore, Mazzi e Mirella da Carpi, Enry con altri romagnoli sbronzoni e tanti altri che purtroppo al momento mi sfuggono. Già solo la comitiva vale tutti i chilometri che molti più di me dovranno spararsi per arrivare a Palazzuolo city.
All’appuntamento io e la Sami arriviamo come sempre per ultimi. Mancano solo le nostre bici da caricare sui furgoni.  Grazie a questo piccolo aiutino i ragazzi della Senio Bike ci faranno risparmiare la prima lunga salita su asfalto. Arrivati al passo Sambuca lasciamo tutti i cambi e il necessario per passare la notte in rifugio nel pickup del Teddy. Gli efficientissimi ragazzi della Senio ce li faranno così ritrovare assieme ai viveri al rifugio al termine della giornata. Una volta pronti ci mettiamo in movimento e, lasciato subito l’asfalto, percorriamo un sentiero che sale leggermente addentrandosi nel bosco.
La traccia è in condizioni perfette,l’erba sembra tagliata di recente e neanche una foglia ostacola il rotolare delle nostre gomme. Il Teddy sicuramente si deve essere dato un gran da fare nel farci trovare in perfette condizioni i suoi adorati sentieri. 
Come preludio alle difficoltà che incontreremo durante il percorso pensato dal malefico Teddy, la salita si fa sempre più impegnativa, con pendenze al limite del cappottamento.  Una volta arrivati in quota con il cuore a mille imbocchiamo un il sentiero che corre sulla cresta della collina.

Iniziano così anche le difficoltà in discesa. I numerosi passaggi tecnici che incontriamo ci fanno immediatamente capire che non sarà facile portare a casa la pellaccia. Mi sembrava strano, conoscendo i suoi gusti in fatto di percorsi, che lo psico Teddy si accontentasse di un giro facile, adatto a tutti.

Dopo il primo tratto impegnativo continuiamo su larga carrozzabile sempre in discesa fino al paese di Crespino su Lamone. Appena sbarchiamo in paese ci lanciamo come un gruppo di predoni nel primo e forse unico bar a fare incetta di birre. Sarà l’anima alcolizzata dell’ideatore del giro ad aver influenzato negativamente gli altri partecipanti? Maaaaa… direi che molti di noi siano già naturalmente predisposti.
Intanto che assaltiamo le birre Gomez, il fondatore del leggendario gruppo dei “Salami in MTB”, estrae dal sul zaino un tagliere e un meraviglioso salame… Il connubio birra e salame ha un qualcosa di magico, penso. Questo sì che è lo spirito che mi aspettavo da una manifestazione del genere.

Nota dello scrittore…

ahhhhh, come si può cambiare nella vita! adesso sono diventato vegetariano e i pensieri riportati in precedenza appartengono ad un altro anny. Vanno comunque citati per dovere di cronaca e per descrivere più fedelmente possibile gli eventi e i sentimenti provati.

Dopo una lunga pausa e con la pancia bella piena in qualche modo risaliamo in sella. Dopo il momento di euforia però dovremo fare i conti con un’interminabile salita che ci porterà sul crinale incrociando il sentiero GEA. Sono ormai abituato ai sentieri di crinale tipici dell’appennino romagnolo, ma ogni volta che li percorro mi emozionano sempre. Pur essendo stati aperti per motivi completamente diversi, quando erano l’unico collegamento fra le poche case in zona, questi sentieri sembrano creati apposta per essere percorsi dalle nostre amate mtb. Ci lasciamo guidare, prima immersi in un fitto bosco poi in ampie radure sul crinale, dal sentiero fino all’alpe di Vitigliano.

La visuale qui è fantastica, tutto attorno a noi a perdita d’occhio si estendono verdi colline. Spaziando con lo sguardo in ogni direzione non si notano paesi o case, tutto è coperto da boschi e prati. Abbiamo la sensazione di essere stati teletrasportati in un luogo  remoto e non ci sembra possibile essere a un passo dalla “civiltà”. Il nostro appennino non avrà certo la spettacolarità delle Dolomiti, ma è in grado ogni volta di emozionarmi e rapirmi come nessun altro posto.
Dopo una breve discesa, che purtroppo dovremo rifarci in salita il giorno successivo, arriviamo a Valdiccioli: il nostro rifugio.
Il posto è perfetto, circondato da boschi, lontano dal mondo e, cosa più importante, tutto per noi.

Intanto, mentre noi ci divertivamo, i ragazzi della Senio Bike  hanno già portato i nostri bagagli al rifugio e cominciato i preparativi per la cena. Il servizio che questi ragazzi ci stanno offrendo è impagabile, ci sentiamo coccolati, allora è proprio vero che l’ospitalità romagnola è imbattibile.
Una volta presi i posti per dormire e lavati nella gelata acqua nelle fontane poste fuori dal rifugio ci sparpagliamo tutti per ammirare l’imminente tramonto.
Ci godiamo il momento più bello della giornata, non si vive solo di mtb e fatica, ma anche di questi momenti di relax e riflessione condivisi con amici.

Ma ormai è giunto l’orario della cena, il più importante momento della giornata. Altro che tramonti e romanticherie, non si vive di sole emozioni!!! ahhhhhh!!! La serata supera ogni più rosea previsione e procede con una gran mangiata e soprattutto bevuta in compagnia di persone simpaticissime. Scaldati dalle fiamme di un camino e dall’immancabile vino parliamo delle nostre avventure in un’atmosfera di perfetto relax. 

Ormai è ora di andare a letto, domani ci aspetta un’altra giornata di fatiche e, non dubito, di gran divertimento.
Lasciamo nuovamente le nostre valige al team di Senio Bike e partiamo per la seconda tappa di questa stupenda trasferta romagnola. Ripercorriamo la strada fatta il giorno precedente riconquistando così il crinale, il panorama è stupendo e il cielo terso promette un’altra giornata di sole. Percorriamo una bella discesa in mezzo ai boschi fino all’incantevole quanto isolato mulino dei Diacci.

Il posto è fuori da tutto, incastonato nelle scoscese pareti lavorate dal fiume che alimentava il mulino stesso.

Lungo il greto del fiume il nostro inossidabile gruppo della transalp si fa immortalare in una foto. La riunione del gruppo transalpino ha reso questa due giorni ancora più emozionante. Una parte delle passate emozioni rivive così in tutti noi ricordo di un’avventura memorabile.

Ripartiamo in salita, la pendenza e i molti salti di roccia ci costringono a scendere dalla bici in qualche pezzo. Improvvisamente passiamo sotto a un particolarissimo arco naturale di roccia. Le conformazioni rocciose e i paesaggi che si incontrano in Romagna per molti aspetti sono unici.

Qualche altro strappone in salita e finalmente arriviamo al rifugio i Diacci dove, dopo un veloce briefing, decidiamo per il percorso più lungo.

Continuiamo su un bellissimino sentiero sempre immersi nei boschi. La traccia è molto divertente e varia con un alternarsi di tratti veloci e pezzi tecnici da fare con gran attenzione.
Proprio in uno di questi mi distraggo un attimo e improvvisamente mi sento disarcionare dalla bici. La scavalco, senza poter far nulla se non proteggermi con le mani e mi preparo all’imminente urto con le simpatiche rocce che mi aspettano sotto di me. La botta è forte, anche se un po’ per esperienza, un po’ grazie alla fortuna, ammortizzando con le braccia la caduta, riesco a evitare danni più seri.
Stex con due occhi da cerbiatto impaurito mi soccorre immediatamente. Ha visto  in diretta il mio volo sulla distesa di rocce appuntite e mi da già per spacciato. Mi rialzo alquanto scioccato, ho un grosso buco nella mano e mi sento cedere le gambe dalla tensione e dalla paura. Ripreso un po’ di colore e coraggio mi controllo in cerca di qualche altro danno. Tranne il forte dolore a un polso e alla ferita alla mano sembra che ne sia uscito abbastanza bene dal tuffo. Riprendiamo il cammino, in qualche modo riesco a continuare anche se ogni buca mi procura un forte dolore. Prendo un buon antidolorifico e ad un capanno di cacciatori disinfetto la ferita con amuchina.. Il fatto che la ferita friggesse  e il bruciore provato mi ha poi insegnato a non usarla amuchina pura, non diluita.
Resisto al male e una volta ripreso quota e raggiunto nuovamente il passo Sambuca ripercorriamo una parte della salita fatta il primo giorno.

Questa volta però, invece di continuare lungo il sentiero principale, imbocchiamo una traccia che si lancia verso est e che ci riporterà a Palazzuolo. Percorriamo un tipico sentiero Romagna style su crinale dove regnano salti di roccia, gradoni, tratti guidati e veloci, insomma di tutto di più. Una vera gioia per ogni biker esigente. Peccato solo che il mio povero polso mi faccia un male cane e a stento riesca ad appoggiare la mano al manubrio.

Raggiungiamo così la chiesa di Lozzole e una parte del gruppo, visto la cottura, sceglie di rientrare per comodo asfalto. Nonostante il polso stropicciato decido di finire il giro, non voglio perdermi assolutamente nulla e godermi la giornata fino in fondo.

Dopo una breve risalita affrontiamo la discesa finale che, come ciliegina sulla torta, sarà scassatissima e impegnativa. Miracolosamente riesco a portare a casa la pellaccia anche questa volta. Un gran male alla mano, ma felice come sempre di aver passato un weekend tra amici facendo la cosa che mi piace di più al mondo: pedalare perso nella natura!

Arrivati a Palazzuolo ci concediamo una serie infinita di birre e anche una più che gradita doccia.

Ancora un grazie agli insuperabili organizzatori Teddy & Marco e all’efficientissimo gruppo Senio Bike per il supporto e l’aiuto fornito durante questi spettacolari giorni. Direi di non essermi mai sentito così coccolato durante un giro in bike in tutta la mia vita.

Siete grandi….

P.S.

Purtroppo come conseguenza della caduta ho in seguito scoperto di essermi fratturato un polso. Non è un dramma dai, uno stop forzato di un mesetto non è poi grave, considerando la bella avventura vissuta, ne è valsa certamente la pena!



8 risposte a "Due giorni a Palazzuolo, ovvero la Romagna che incu…"

  1. samanta carpeggiani ha detto:

    Grandeeeeee!!!!!!!!!!!!!Sempre bello riuscire a rivivere le emozioni tramite le parole azzeccate che usi!L'unica pecca è quell'orribile foto che hai messo di me!!!;-). Cmq bellissimo resoconto e ovviamente complimenti ancora a la senio bike!!!!

  2. Enrico ha detto:

    Marco, i tuoi report sono fantastici, quando li leggo assaporo con parsimonia il gusto di ogni parola, anche perchè mi immagino cosa significhi per te riordinare tutti i ricordi e le sensazioni e metterle in una forma il più possibile vicina ai tuoi pensieri.

    Oh grandissimi Teddy e Marco per l'organizzazione e un GRAZIE a tutta la Senio Bike….superlativi

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