La lunga estate alpina continua… Giro delle Odle (16/08/11)

Neanche ho caricato la bici sulla macchina per tornare dalla Transalp che Enrico mi tenta proponendomi di stare a casa da lui a Carezza. Una proposta assolutamente irresistibile per me, le Dolomiti sarebbero la degna conclusione di questo incredibile Agosto alpino.Giusto giusto il tempo di scaricare le valige e riposarsi una nottata e si risale prontamente in sella. Io e Enrico partiamo alla volta del magnifico gruppo delle Odle. Meglio battere il ferro finché caldo… penso! Stex, Teddy e Marco purtroppo ci devono abbandonare. Mi contattano però alcuni modenesi che ci raggiungeranno per questo giro dolomitico, cambia un pò la rosa della squadra, ma il divertimento è assicurato. La partenza è fissata nel tranquillo paesino di Santa Maddalena nell’incantevole val di Funes. Ci presentiamo all’appello io, Enry, Boic, Stecca, Kevin e Tarantola. Questa valle mi ha particolarmente colpito già in occasione di una bellissima scilalpinistica che ha toccato il Col di Poma. Il fatto di essere isolata e completamente estranea al turismo di massa, sia invernale che estivo, la rende pressoché unica nel panorama Dolomitico. Se poi pensiamo che si affaccia sullo straordinario gruppo delle Odle, non è assolutamente possibile non innamorsarsi.

Oggi la giornata è assolutamente, meravigliosamente, incredibilmente perfetta. Non esiste traccia di foschia, solo qualche nuvoletta si muove solitaria in cielo. Un’infinità di montagne emergono con le loro imponenti pareti, sembrano tante barche colossali che solcano un mare verde di alberi.

La forestale che ci porterà al Rifugio Genova sale inizialmente dolcemente, ci permette così di scaldarci e soprattutto godere del magnifico gruppo delle Odle. La pacchia però finirà presto, infatti, una volta usciti dal bosco, la strada si inerpica ripida sulla costa della montagna. Le pendenze sono al limite per la pedalabilità, ma il pensiero di una birra al rifugio ci conforta e ci spinge a resistere.

Arriviamo finalmente al Rifugio Genova. Di merenderos ce ne sono come sempre tanti, ma noi non ci lasciamo distrarre e ordiniamo immediatamente delle belle birre ghiacciate. Non si vive di sola sofferenza… anche lo stomaco vuole le sue soddisfazioni.

Con la pancia bella piena affrontiamo l’ultima salitina fino a raggiungere il passo di Poma. Qui la vista è incredibile e doverosamente, prima di lanciarci nella discesa, spediamo un pò di tempo per godercela il più possibile.

Basta indugiare, se rimaniamo ancora un pò ad ammirare il paesaggio ho paura che non riusciremo più a ripartire. Non è difficile perdere ogni cognizione del tempo al cospetto di tanta bellezza.
Via che inizia la lunga e divertente discesa che ci porterà a perdere parecchia quota. Questo ovviamente vuol dire che ci aspetterà una bella risalita per ritornare al passo che abbiamo appena lasciato a malincuore.

Durante la discesa una simpaticissima e nonché tollerante escursionista insulta il povero Kevin senza alcun motivo, augurandogli anche una morte decisamente prematura. Mi riempie sempre di gioia costatare che, anche in questi posti meravigliosi, le persone non riescano ad essere un filino più rispettose e educate. Tra l’altro ci eravamo giustamente fermati per non spaventare il loro gruppo. Evidentemente le mtb non sono accettate a prescindere, non si sa poi per quale motivo.
Comunque, dopo qualche secondo di tensione, ci allontaniamo increduli e riprendiamo il nostro giro. Arriviamo così al piccolo abitato di Misci, i giochi sono finiti, ci aspettano altri interminabili 800 metri di dislivello per rientrare al passo di Poma. La salita per quanto lunga ci regala scorci di panorama indimenticabili. Penso di non aver visto mai dei posti così irrealmente perfetti in vita mia.
Stanchi, ma profondamente appagati, arriviamo in cresta. Le ore di luce a disposizione sono ormai terminate. Anche se non ce ne siamo accorti, il tempo è continuato a scorrere. Qui il gruppo si divide,  il tramonto non è poi così distante e alcuni di noi preferiscono rientrare più velocemente alla macchina. Stoicamente io, Enry, Stecca e Kevin vogliamo concludere come programmato il giro. Percorriamo un divertente sentiero in quota che ci porta alla forcella di Pùtia. Ormai il sole sta tramontando e non possiamo certo perdere altro tempo. Mi concedo solo qualche minuto per qualche scatto, è il momento giusto della giornata, la luce è perfetta.

Una volta indossate le protezioni iniziamo quest’ultima discesa. Il primo pezzo non sembra male, un pò tecnico, ma tutto sommato fattibile. Ci accorgiamo in breve che il sentiero non sarà così immediato. Una serie infinita di gradoni, sassi smossi e scoline dell’acqua ci mettono a dura prova. C’era da aspettarselo da un giro ordito dai satanici Bikers di Brescia, la sopravvivenza non è garantita se ci sono di mezzo loro.

Le fatiche accumulate durante la lunga giornata ci rallentano i riflessi. Purtroppo Kevin in un passaggio particolarmente delicato cade in avanti urtando malamente sulle rocce. La mano si gonfia all’istante come un culatello. Ci preoccupiamo subito, ormai il sole sta tramontando, Kevin è ferito, dobbiamo eliminarlo e seppellirlo al più presto. Ma come sempre Kevin si riprende in poco tempo e incredibilmente riesce a completare la discesa. Allora è proprio vero che è immortale… Arriviamo finalmente all’asfalto che comodamente ci riporterà alla macchina. Il sole è ormai basso e anche stavolta siamo riusciti incredibilmente a sopravvivere.
Ci fermiamo un attimo ad ammirare le montagne colorate di rosso dall’imminente tramonto. Mi sembra di sognare, non sono neanche sicuro che tutte queste avventure mi stiano capitando veramente. Ho sempre l’impressione che presto mi dovrò svegliare tornando improvvisamente alla dura realtà.
Il sogno fortunatamente non è ancora finito… la notte è lunga e il momento della sveglia è lontano… mi rigiro nel letto e torno a dormire profondamente!

2 risposte a "La lunga estate alpina continua… Giro delle Odle (16/08/11)"

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